#isabella

LIVE

Qualche mese fa è arrivato in libreria il nuovo libro di Rupert Everett,Anni svaniti (Sperling & Kupfer, 18 euro) in cui, a pagina 213, c’è un ricordo folgorante della Blow, poche righe in cui Everett, uno dei migliori scrittori inglesi contemporanei secondo l’insindacabile parere di Gore Vidal, tratteggia la personalità e l’importanza della Blow.

Scrive Everett: “La sua tragedia è consistita, molto semplicemente, nell’essere nata nel posto giusto al momento sbagliato. Nei vent’anni vissuti da miliziana della moda, il panorama di quel mondo è cambiato dal giorno alla notte. Isabella ha continuato incurante per la sua strada, vestita come una damigella in pericolo, Milady de Winter, stroncata ingenerosamente dai presunti maniaci dell’industria dell’abbigliamento che poi si sarebbero lanciati in sperticati elogi post mortem. La moda non era più, come diceva quel genio di Wilde, ciò che uno indossa, ma ciò che indossano gli altri. Questo Isabella non l’aveva mai capito e negli ultimi anni di vita l’atroce senso di fallimento era stato il suo compagno più fedele. «Non sono nemmeno riuscita a suicidarmi», era stato il suo commento sardonico un giorno in ospedale.” (dopo il primo tentativo di suicidio risoltosi con la frattura delle due caviglie, ndr).

Fonte:

http://blog.leiweb.it/michele-ciavarella/2013/11/25/dal-mito-di-isabella-blow-alle-fashion-icon-a-pagamento/

loading