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post-impress-art:Portrait of Luis Bunuel, 1924, Salvador DaliMedium: oil,canvas

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Portrait of Luis Bunuel, 1924,Salvador Dali


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Born on this day: the radiant Catherine Deneuve! A watercolor painting I did years ago is now availa

Born on this day: the radiant Catherine Deneuve! A watercolor painting I did years ago is now available as a print on Etsy. My favorite films of hers are Belle de Jour&The Umbrellas of Cherbourg. Yours?

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Inizia oggi, il primo Lunedì di questo Agosto, la dedica di KinemaTrip ad uno degli apici avanguardistici in campo artistico e cinematografico, il surrealismo. In questo primo appuntamento, a cui seguiranno incontri a cadenza settimanale, scopriamo cos’è il surrealismo.

É Guillame Apollinaire a coniare, nel 1917, il termine “surrealista” utilizzandolo nel proprio dramma Le mammelle di Tiresia, in cui i protagonisti vedevano le proprie ombre staccarsi dal corpo e parlare a sé stesse e con cui Apollinaire ribadisce l’intenzione e il bisogno dell’arte di abbandonare gli schemi tradizionali per affidarsi ad una nuova, sovversiva etica.

“SURREALISMO, s. m. – Automatismo psichico puro con il quale ci si propone di esprimere, sia verbalmente, sia per iscritto, sia in qualsiasi altro modo, il funzionamento reale del pensiero. Dettato del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica o morale.”

É con questo brano che André Breton, fondatore del movimento surrealista, apre il primo Manifesto del Surrealismo nel 1924, evocando il termine coniato sette anni prima, donandogli una nuova funzione ma rispettando le intenzioni del suo ideatore. Nato come movimento letterario, e poi apertosi alle arti figurative, il surrealismo succede al fallimentare dadaismo, ritrovatosi dopo poco in uno stagnante vuoto intellettuale e produttivo. Ma il movimento fondato da Breton rivela velocemente di essere più funzionale della precedente avanguardia, proponendosi di scavare nelle profondità dell’animo umano, esplorandone l’inconscio e riproducendone l’iter irrazionale e incontrollato.
Il surrealismo porta a galla elementi della psicologia umana mai, fino ad ora, così palesemente analizzati dall’arte letteraria e figurativa. La possibilità di esaminare liberamente i propri limiti, mettendo nero su bianco ossessioni e paranoie affascina diversi esponenti dell’arte  contemporanea, quali Joan Miró , Antonine Artaud, René Magritte, che dal Dicembre del 1924 contribuiranno alla crescita della rivista “La Révolution Surréaliste”, su cui vengono pubblicati diversi interventi, come la celebre inchiesta sulla sessualità nel n.11 della rivista (Marzo 1928) e “Il Cinquantenario dell’Isteria. 1878-1928”1 firmato da Breton e Louis Aragon.

Gli artisti aderenti al surrealismo esaminano i propri fantasmi, mettendo a disposizione del pubblico manifestazioni figurative di sessualità repressa o deviata, comportamenti mentali tipici dell’inconscio represso dalle norme sociali, religiose, culturali, avvertite dai surrealisti come strette e inadeguate alla libertà instintiva dell’animo umano. Il mondo agognato dai surrealisti, a partire da quello interiore e personale, è svincolato da tradizioni, caste ed eccessive sovrastrutture. La libertà intellettuale e morale dell’uomo è da ricercare, quindi, nei residui primitivi propri dell’essere umano.
Fino alle avanguardie l’arte ha cercato di parlare dell’umanità attraverso la bellezza, ora i surrealisti si impegnano ad esaltare ciò che ancora non era stato neanche considerato “cultura”. La spazzatura, sempre evitata dall’arte canonica, lo studio del brutto e del grezzo, l’ammissione di immagini vergognose e riprorevoli, acquisiscono dignità diventando nuovo mezzo di analisi.  Così i surrealisti rivalutano il cinema popolare di Méliès e gli scritti del Marchese de Sade, lungamente disprezzati dalla cultura alta, divengono i testimoni di una nuova estetica: quella del primitivo e del grezzo, dello sporco e dell’osceno. E i surrealisti, affamati di sovversione e rivoluzione, sono i fondatori della nuova, eccezionale estetica che non bada alle tradizioni ma anzi mira a distruggerle.

Al prossimo incontro, con “l’automatismo psichico puro” ed i suoi metodi!

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1. «La crisi isterica prende forma a spese della stessa isteria, con la sua aura superba e i suoi quattro periodi (di cui il terzo ci rievoca alla stessa maniera i tableaux vivants più espressivi e più puri, la cui risoluzione è tanto semplice nella vita normale. L’isteria classica perde i suoi tratti nel 1906: “L’isteria è lo stato patologico che si manifesta attraverso dei disturbi che è possibile riprodurre per mezzo della suggestione, presso certi soggetti, con un’esattezza perfetta, e che sono suscettibili di sparire sotto l’influenza della sola persuasione (controsuggestione)” (Babinski).
Noi non vediamo, in questa definizione, che un momento del divenire dell’isteria. Il movimento dialettico che l’ha fatta nascere segue il suo corso. Dieci anni più tardi, sotto il deplorevole travestimento del pitiatismo, l’isteria torna a riprendersi i suoi diritti. Il medico resta stupefatto. Egli vuole negare ciò che non gli appartiene.
Proponiamo dunque, nel 1928, una nuova definizione di isteria: L’isteria è uno stato mentale più o meno irriducibile che si caratterizza per la sovversione dei rapporti che si stabiliscono tra il soggetto e il mondo morale di cui egli crede in pratica di appartenere, al di fuori di qualsiasi sistema delirante. Questo stato mentale è fondato sul bisogno di una seduzione reciproca, che spiega i miracoli prematuramente accettati come suggestione (o contro-suggestione) medica. L’isteria non è un fenomeno patologico e può, sotto ogni punto di vista, essere considerata come un mezzo supremo d’espressione»  Breton, A, Aragon, L. (1928) da “Le cinquantenaire de l’hystérie. 1878-1928″, La Révolution Surrealiste, 15 marzo 1928

Luis Buñuel’s Los Olvidados (1950) [The Forgotten Ones, AKA “The Young and the Damned”]“

Luis Buñuel’s Los Olvidados (1950) [The Forgotten Ones, AKA “The Young and the Damned”]

“The Forgotten is a film by Luis Bunuel (1950), which narrates the story of teenagers influenced by the environment in which they live. The filmmaker makes a crude attempt at social criticism and draws the past and present Mexico. It is a desert vision of the world where a disposed youth lives and whose only alternatives are crime and migration, product of a hostile, aggressive, and violent society. The film is said to be a sociological treatise full of nuances that reflect the current reality of youth in Mexico and moves us to deep reflection that hurts right now, considering that young people have historically been major players of the forgotten social our country.” —Maria Teresa Prieto Quezada


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“See that? This is exactly what shouldn’t be done with a dry martini”

About a third of the way into Luis Bunuel’s The Discreet Charm of the Bourgeoisie, a scathing send up of high society, there’s a scene in which a bishop arrives at the mansion of a rich couple looking to work as their gardener. He knocks at the house wearing the clothes of a labourer and says who he is and what he wants, at which point the couple call him a liar and throw him out. A few minutes later, he returns in the clothes of a bishop, and the couple welcome him in with open arms.

In many ways this is the film’s most telling moment. It not only shows the rich couple as the snobs they are, but it highlights the superficial nature of their very existence: it only takes a change of clothes to treat the same man in a drastically different way – a peculiarity that Bunuel seems to revel in.

Shot in a playful style reminiscent of the later works of Federico Fellini, Bunuel’s film follows six members of high society as they try to sit down to eat together – something that proves far more difficult than it needs to be thanks to a series of increasingly surreal distractions. As the situations become more absurd and chaos begins to reign, Bunuel’s message becomes clear: high society is a pointless charade that rewards the superficial over the genuine.

That’s not to say The Discreet Charm of the Bourgeoisie echoes the failings of its characters. Far from it. Yes, it’s a film comprised of shallow people ruled by their need to conform to high society, but Bunuel elevates it above simply this, making a wonderfully funny and compelling work of genuine depth, surrealism and satire in the process.

However, on the strength of Bunuel’s reputation alone, you’d be foolish to expect anything else.

“Thank God, I’m an atheist.” (Luis Bunuel)

“Thank God, I’m an atheist.” (Luis Bunuel)


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lesthetiquedelinventaire:Luis Buñuel from Simon of the Desert (Spanish : Simón del desierto), a

lesthetiquedelinventaire:

Luis Buñuel 

from Simon of the Desert (Spanish : Simón del desierto), a 1965 film directed by Luis Buñuel


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“I feel a great tenderness for you.”“What good is your tenderness to me?”“You can be very cruel when“I feel a great tenderness for you.”“What good is your tenderness to me?”“You can be very cruel when“I feel a great tenderness for you.”“What good is your tenderness to me?”“You can be very cruel when

“I feel a great tenderness for you.”

“What good is your tenderness to me?”

“You can be very cruel when you wish.”

Belle de Jour (1967) dop. Sacha Vierny
dir. Luis Buñuel


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orwell: Belle de jour (1967)dir. Luis Buñuel

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Belle de jour(1967)
dir.
Luis Buñuel


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