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“Dialogue Between Frederick Ruysch and His Mummies” by Giacomo Leopardi (1827)

“Dialogue Between Frederick Ruysch and His Mummies” by Giacomo Leopardi (1827)


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mydailybookquotes:

“Because you can and must flourish, even in the middle of the desert, because if something as fragile as a flower can do it, we, too, are called to do the same.”

-Giacomo Leopardi

wangjjs:

Giacomo Leopardi e Antonio Ranieri: a love story

Nessuno me l'aveva chiesto ma eccovi tutta la gaietà di cui avete bisogno, fellow italian gay nerds.

Direi di iniziare col porci la domanda che tutti (ma tutti chi?) si pongono: ma ‘sti due stavano davvero insieme?

Certo, all’epoca non è che si poteva parlare di “stare insieme” come lo intenderemmo oggi. Non alla luce del sole, comunque (ricordateve che sempre dell’Italia si sta parlando).

Più corretta sarebbe, forse, la domanda: ma ‘sti due si amavano?

Iniziamo con i fatti:

  • Due anni dopo essersi conosciuti, Ranieri propone a Leopardi di andare a vivere insieme a Napoli con la scusa poiché era convinto che il clima potesse aiutarlo a farlo sentire meglio.
  • Nel 1833 inizia la loro convivenza nella città del sole, suscitando non pochi pettegolezzi, come dichiarato dallo stesso Ranieri:

sì, ragà, dormivano insieme.

  • Non poche persone erano insospettite dalla natura del loro rapporto: la padrona di casa riteneva inopportuno il fatto che due uomini vivessero e dormissero insieme; già a Recanati giravano voci sul conto di Leopardi, alimentate dalle notizie che giungevano da Napoli; perfino a Roma si parlava di quanto fossero inseparabili. Queste voci non facevano piacere a nessuno dei due (in other news l’acqua è bagnata), soprattutto per lo scherno che ne seguiva.

giacomino che si rincuora del fatto che ranieri venga deriso perché tanto viene deriso anche lui: boyfriend goals

Ok, torniamo alla domanda: si amavano?

Credo che possiamo affermare con una certa sicurezza che, almeno da parte di Leopardi, l’amore era tanto, era forte ed era viscerale.  Prima che Ranieri partisse per andarlo a prendere e portarlo a Napoli, Leopardi gli scrisse una lettera, una cui parte recita come segue:

Altre lettere, ancora altre dichiarazioni.

Questa è la mia preferita:

Quindi, in conclusione, guagliù: Leopardi era cotto.

Ora, vi starete chiedendo: ma Ranieri ricambiava?

Eh, qua si fa più complicata la faccenda. 

Credo che, per capirlo, sia fondamentale ricordare che Antonio Ranieri, oltre che uno scrittore, fu anche un personaggio politico: nel 1848 prese parte alla rivoluzione, in seguito a cui fu eletto al Parlamento napoletano e, poi, fu Senatore del Regno d’Italia, incarico che lo portò ad occuparsi della questione meridionale.

Sappiamo anche che “Sette anni di sodalizio con Giacomo Leopardi” non è un’opera del tutto attendibile, ed è proprio perché non lo è, che la ritengo importante.

In questo libro, Ranieri praticamente descrive Leopardi come qualcuno che dipendeva da lui in tutto e per tutto, anche economicamente, ma sappiamo che non era vero e che, anzi, era Leopardi a farsi inviare soldi da Recanati per mantenere entrambi.

Inoltre, Ranieri aveva anche la sua reputazione da donnaiolo da mantenere, e il fatto di essere sopravvissuto a Leopardi gli ha dato il controllo sulla propria storia. Ranieri ha potuto decidere cosa raccontare, cosa omettere, cosa modificare della propria storia, mentre la scriveva.

Invece che considerare troppo quest’opera, quindi, come fonte diretta e veritiera, forse è meglio considerare come fonte diretta e veritiera il contesto in cui è stata scritta. Ricapitolando:

  • Ranieri era un patriota
  • fu un personaggio pubblico molto in vista
  • il suo rapporto con Leopardi suscitava già moltissimo interesse
  • era l’800

Per fortuna, abbiamo anche un’altra fonte, forse ancora più diretta e veritiera. Abbiamo una lettera che, di certo, Ranieri ha scritto con molta sofferenza. Dato che si tratta di una lettera a Fanny Targioni Tozzetti, carissima amica sia di Antonio che di Giacomo, si tratta di una scrittura molto intima, non artefatta come i “Sette anni di sodalizio”, ma vera.

Si tratta della lettera che Ranieri scrisse in seguito alla morte di Leopardi, avvenuta proprio tra le sue braccia.

E ancora,

La lettera prosegue con il racconto della lotta che Ranieri dovette affrontare e degli sforzi che dovette fare (e che fece) per salvare il corpo di Leopardi che sarebbe stato altrimenti gettato in una fossa comune, a causa del colera che, a Napoli, faceva innumerevoli vittime ogni ora. Ranieri riuscì comunque a far seppellire Leopardi accanto ad un altro grande, grandissimo poeta, Virgilio, e a far erigere un monumento in sua memoria in quel Parco Vergiliano che tutt’oggi si può visitare.

In conclusione: stavano insieme? Di sicuro non come intendiamo noi oggi lo “stare insieme”, ma hanno vissuto insieme, dormito insieme e condiviso ogni cosa per quattro anni. Si amavano? La risposta è sì. In qualunque modo la si voglia vedere, negare che tra i due ci fosse un sentimento vero e profondo mi risulta davvero impossibile.

Again, scusate per questa cosa che nessuno ha chiesto, ma io avevo bisogno di fare questo post e sono sicura che ci sono un paio di persone che, forse, avevano bisogno di leggerlo.

“Sono stordito dal niente che mi circonda.”

Giacomo Leopardi

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