#metamorfosi
Icaro, il suo figlioletto, gli girava intorno, e senza sospettare di toccar cose che gli sarebbero state fatali, con volto raggiante ora acchiappava le piume che il vento birichino faceva svolazzare, ora ammorbidiva col pollice la cera bionda, e giocherellando disturbava il prodigioso lavoro. […] e affascinato dal cielo si portò più in alto. La vicinanza del sole ardente ammorbidì la cera odorosa che teneva unite le penne. Si strusse, la cera; lui agitò le braccia rimaste nude, e non avendo con che remigare non si sostenne più in aria, e invocando il padre precipitò a capofitto, e il suo urlo si spense nelle acque azzurre, che da lui presero il nome.
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[…]quando vide che tutti gli occhi di Argo avevano ceduto e tutti gli sguardi erano velati dal sonno. Subito rattiene la voce e rafforza il sopore accarezzando con la magica verga le palpebre illanguite, e risolutamente, con la spada a forma di falce, lo colpisce, mentre è lì che tentenna, dove la testa confina col collo, e lo butta giù insanguinato dal suo macigno, facendogli macchiare di sangue la rupe scoscesa.
O Argo, tu giaci, e spento è lo sguardo che avevi in tante pupille: uguale notte grava sui tuoi cento occhi. Giunone, figlia di Saturno, prende questi occhi, e li fissa sulle penne del pavone a lei sacro, costellandogli la coda di gemme sfavillanti.
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immagine: D.Velázquez, Mercurio e argo, 1659.
testo: Ovidio, Metamorfosi.
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Dürer, Morte di Orfeo (1494)
[…]Lo ammazzarono, sacrileghe, e da quella bocca ascoltata dai sassi e compresa dalle bestie commosse, o Giove!, l'anima si disperse, con l'ultimo respiro, nel vento. (Metamorfosi)
https://www.youtube.com/watch?v=sPlhKP0nZII
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