#microfama

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Alcune recenti dichiarazioni a proposito di internet mi fanno tornare indietro. Chi lo demonizza da sempre e chi da sempre lo considera alla stregua di un angelo salvifico. Ricordo quello che da piccolo si diceva sulla televisione (se a colori, poi, non parliamone neppure). La televisione fa male agli occhi. La televisione non ti permette di pensare. La televisione ti fa ingrassare (perché stai fermo, non ti muovi e perché pubblicizza merendine ipercaloriche). La televisione ti fa sentire sempre più solo (in realtà la guardavo con gli amici, ma vabbe’). La televisione è l'oppio dei popoli (che poi era la religione, ma ero troppo giovane per saperlo). La televisione, guai se ci metti i videogiochi (che allora si attaccavano alla tivù; non ancora la consolle Atari, figuriamoci PlayStation e Xbox, ma qualcosa di molto più artigianale e modesto con bastoncini squadrati e palline ottagonali). La televisione emette radiazioni pericolose (questo era un classico di mia nonna). La televisione ti esplode in faccia se scoppia il tubo catodico (un sempreverde di mia zia; per anni restai affascinato e insieme impaurito da questo fantomatico tubo capace, nella mia immaginazione, di sbriciolare gli austeri palazzi torinesi). La televisione è solo per gli scemi, meglio i libri (me l'avevano già detto per i fumetti, grazie tante). La televisione va bene solo per il notiziario (che io evitavo accuratamente). La televisione dopo una certa ora trasmette i film porno (avrei apprezzato questa simpatica particolarità solo un lustro dopo). La televisione è in mano alla politica (ma che importanza poteva avere per un ragazzino di nove anni, sinceramente?). La televisione non la guardo più da quando sono arrivati i canali privati, solo porcheria (pensare che Fininvest e Mediaset erano ancora di là da venire). Poi, naturalmente, c'erano quelli che la televisione unisce, la televisione insegna, la televisione maestra di vita, la televisione annulla le distanze, la televisione educa, la televisione eccetera eccetera. 
E sapete una cosa, abbastanza logica e banale? E’ (o era) tutto vero, ma tutto tutto, a parte le storie su videogiochi, radiazioni, tubi che esplodono all'improvviso, spettatori scemi, porcherie di canali privati e notiziari imperdibili. Altra somma banalità: non è il mezzo ma come lo si usa. E certi mezzi sono più potenti e quindi molto più pericolosi di altri. Giusta l'attenzione, inutile (e spesso assurdo o addirittura pilotato) l'allarmismo. Certo: ogni nuovo mezzo, ogni strumento modifica il nostro cervello (letteralmente), il nostro modo di pensare e di guardare alla realtà. Come però lo faccia, come riesca a farlo e fino a che punto, dipende esclusivamente da noi. E uno dei modi per arginare possibili rischi, comprendendo allo stesso tempo il mezzo e lo strumento che ci troviamo davanti, non sono demonizzazioni o peana, censure o inni alla gloria. Ma semplicemente il trasformarlo in oggetto di storie. Raccontarlo per raccontarci e capirlo per capirci. Come da tempo nel nostro piccolo, piccolissimo cerchiamo di fare.

(Giovanni Arduino, da Cado in piedi)

E se gli individui, piccoli o grandi, sono sempre più calati nel meccanismo della microfama, al tempo stesso capita che anche le grandi aziende cercano di piegare ai loro interessi. Le recensioni dal basso di libri (su Amazon o su Anobii) o di hotel e ristoranti (Tripadvisor) fanno girare milioni di dollari. Se un tempo grandi gruppi, anche italiani, cercavano tra i blogger i vettori della comunicazione, adesso è Twitter la nuova dimensione dove cercare di far conoscere il proprio marchio attraverso utenti noti che portano in dote decine di migliaia di follower. Sarà un caso che il Grande Fratello 2014 cercava concorrenti anche tra noti twittatori, in grado di smuovere le acque per il reality a corto d’ossigeno?

(per il resto, qui

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