#racconti brevi
Ho conosciuto Pinko, il mio amico immaginario, circa vent'anni fa. Ricordo quel giorno come fosse oggi.
Avevo tre anni ed ero all'asilo.
Nella stanza più grande, vicino all'ingresso, vi era una bellissima giostra con tanti seggiolini.
I bambini ci salivano, si sedevano sui seggiolini e una suora faceva partire la giostra che girava lentamente, ma i bambini erano tanti e i seggiolini pochi e così succedeva che i bambini meno veloci ed io non riuscivamo mai a salirci.
Quella giostra però mi attraeva molto e così dopo pranzo, quando gli altri bambini e le suore dormivano, mi alzavo e andavo sulla giostra che finalmente era tutta mia.
È lì che conobbi Pinko, un bambino bello, sensibile e determinato che scoprii solo più tardi essere invisibile agli altri.
Pinko accendeva la giostra e poi ci saliva sopra di corsa e si sedeva accanto a me. Parlava poco, ma sorrideva e faceva di tutto per farmi ridere. Quando le suore, dell'ordine della santissima carità e misericordia divina, erano state più crudeli del solito con noi, Pinko si alzava in piedi sulla giostra, portava una mano sul cazzo come fanno i rapper oggi e iniziava a cantare: Suor Orsola vieni quaa, la sberla dammela quaaaa….