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VOCI DI ROMA

L'EMPIO COSTANTINO

“Tutto il potere era nelle mani del solo Costantino, che non celava più la sua natura malvagia, ma si abbandonava a ogni sorta di licenza. Celebrava ancora le cerimonie tradizionali, non per ossequio, ma per interesse. Quando giunse a Roma, pieno di arroganza, pensò che bisognava dare prova di empietà cominciando dalla famiglia. Senza tenere in alcun conto le leggi naturali, ucciso infatti il figlio Crispo, sospettato di avere uan relazione con la matrigna Fausta. Poiché Elena, la madre di Costantino, era indignata per un simile gesto e riteneva insopportabile l'assassinio del giovane, Costantino, quasi per consolarla, cercò di rimediare al male commesso con un male più grande ancora. Infatti ordinò di riscaldare un bagno oltre la temperatura normale e, immersa Fausta, la tirò fuori quando ormai era cadavere. Consapevole di questi crimini si presentava ai sacerdoti chiedendo loro sacrifici espiatori per le proprie colpe, ma poiché essi rispondevano che nessuna purificazione era in grado di cancellare simili empietà, un egiziano, giunto a Roma dall'Iberia ed entrato in familiarità con le donne di corte, incontratosi con Costantino gli assicurò che la religione cristiana annullava qualsiasi colpa e conteneva in sé anche questa promessa, di liberare subito da ogni peccato gli empi che la praticavano. Costantino fu assai pronto ad accogliere le sue parole: trascurando i riti tradizionali e partecipando invece a quelli proposti dall'egiziano, cominciò a nutrire sospetti verso la divinazione. E quando venne il momento della festa tradizionale [i decennalia], nel corso della quale l'esercito doveva salire sul Campidoglio e celebrare i soliti riti, egli per paura dei soldati partecipò alla festa, ma l'egiziano gli mandò una visione che condannava senza riserve l'ascesa al Campidoglio e allora si tenne lontano dalla cerimonia sacra e si attirò l'odio del Senato e del popolo”.


✍️ Zosimo, II, 29, 1-5 (traduzione a cura di Fabrizio Conca), BUR, Milano 2007.

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