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Canopus from above, Villa Adriana, Tivoli

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ROMA SU PIETRA

SINCRETISMO TRA PUNICI E ROMANI

Trattasi di un'iscrizione apposta all'ingresso del teatro di Leptis Magna inaugurato nel giugno del 2 d.C. (la si può trovare anche in altri 2 punti ai lati del teatro).

La particolarità sta nel fatto che prima di tutto è bilingue, infatti il testo in punico segue quello latino e in secondo luogo ci mostra la perfetta idea di sincretismo ideologico e materiale nel processo definito romanizzazione.

Riportiamo il testo latino (AE 1998, 1513 = EDCS-06000319):

Imp(eratore) Caesare Divi f(ilio) Aug(usto), pont(ifice) max(imo), tr(ibunicia) pot(estate) XXIV, co(n)s(ule) XIII, patre patr(iae).

Annobal Rufus ornator patriae, amator concordiae,

flamen sufes, praef(ectus) sacr(orum), Himilchonis Tapapi f(ilius), d(e) s(ua) p(ecunia) fac(iendum) coer(auit)

idemq(ue) dedicauit.

L'autore della dedica e finanziatore del teatro è tal Annobal Rufus, figlio di Himilconis Tapapi, secondo gli studiosi appartenente alla famiglia Tapabius o Tapfabius, di origine libico-fenicia (suffisso tipico del sostrato libico-fenicio). Quindi la famiglia in questione, di origini indigene, si è successivamente punicizzata e poi romanizzata, come attesta molto bene l'iscrizione.

Ci sono molti particolari degni di nota:

- l'autore agisce come magistrato punico definendosi suffeta;

- è un «flamen», quindi preposto al culto imperiale;

- si definisce prima «ornator patriae», termine usato anche da Ottaviano Augusto nelle sue Res Gestae e che rimanda alla riqualificazione urbanistica da lui attuata, e poi «amator concordiae», una delle colonne portanti del pensiero politico augusteo, simboleggiato ancor di più nell'iscrizione con il simbolo delle due mani che si stringono (la concordia tra elemento punico e romano).

Per quanto riguarda la parte scritta in punico, la cosa più importante è che non si tratta di una traduzione letterale, poiché essa doveva rivolgersi a un pubblico diverso e quindi esprimere concetti e idee vicini al pensiero dei locali:

- Non si definisce «ornator patriae», ma «uomo di peso», in quanto suffeta;

- «amator concordiae» in punico è reso come «amante della scienza e della perfezione», mancandoci molte informazioni sull'orizzonte ideologico punico non sappiamo cosa si intenda di preciso con questa locuzione;

- alla fine del testo indica che l'ha costruito «secondo il piano», cioè secondo disposizioni urbanistiche dettate dai magistrati punici della città.

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