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Chi va con i saggi diventa saggio, ma il compagno degli insensati diventa cattivo.

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Yo soy bendecido/a! Io sono benedetto/a!

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Oceans, Hillsong United. Happy new year.

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Ecclesiaste 3:1

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Il Signore tuo Dio farà ricadere queste maledizioni sui tuoi nemici e su tutti coloro che ti avranno perseguitato ed odiato.

Deuteronomio 30

“ La nostra organizzazione del tempo ha ereditato dalla Mesopotamia una delle sue divisioni temporali «magiche»: la settimana di sette giorni. L'origine di questa settimana sembra sia la seguente (anziché quella che la vede come una semplice divisione in quattro del mese lunare — il quale ultimo conta 29,5 giorni e le fasi della luna, infine, non sono uguali): a Babilonia, il numero 7 sarebbe stato nefasto, di modo che non si doveva intraprendere nulla nei giorni settimo, quattordicesimo, ventunesimo e ventottesimo del mese; questi giorni diventando anzi giorni di completo riposo per le classi agiate. Questa abitudine del riposo ogni sette giorni (in quanto il numero sette era nefasto) è passata nella Bibbia (insieme a una gran quantità di miti mesopotamici) sotto la forma del riposo settimanale (calco del riposo di Dio dopo la creazione: la spiegazione mitica è mutata, dimenticando il numero 7) e ci è così pervenuta. Si noterà peraltro che ogni giorno della nostra settimana è denominato secondo uno degli astri mobili che conoscevano i Mesopotamici: il Sole, la Luna e i cinque pianeti più vicini (lunedì: Luna; martedì: Marte; mercoledì: Mercurio; giovedì: Giove; venerdì: Venere; sabato: Saturno; quanto alla domenica, essa è diventata invece il giorno del Signore — latino ecclesiastico dies dominicus ma la sua denominazione solare ancora è visibile in inglese, Sunday, giorno del sole).
Per concludere questa questione dell'organizzazione del tempo in Mesopotamia, ricordiamo che il giorno è diviso in dodici berli uguali (ciascuno di essi equivale a due delle nostre ore). L'inizio del giorno è stato dapprima fissato al sorgere del Sole; poi i Caldei scelsero la mezzanotte (proprio come facciamo attualmente noi), probabilmente perché era difficile conservare al giorno una durata costante di dodici berúfacendolo cominciare al sorgere del Sole (la cosa più semplice sarebbe stata di farlo cominciare a mezzogiorno, quando il Sole passa al meridiano, passaggio che è facilmente reperibile con lo gnomone o con il polos; ma una tale soluzione è difficilmente compatibile con la concezione del giorno come unità amministrativa o unità di tempo di lavoro). “

André Pichot,La nascita della scienza. Mesopotamia, Egitto, Grecia antica, traduzione di Marina Bianchi, Edizioni Dedalo (collana Storia e civiltà n° 34), Bari, 1993¹; pp. 140-141.

[1ª Edizione originale: La Naissance de la science, Tome I. Mésopotamie, Égypte, Tome II. Grèce présocratique, Éditions Gallimard, coll. Folio/Essai nos 154 et 155, 1991]

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