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Giorni

Giorni che iniziano male, che non sai nemmeno se alzarti dal letto tale è la paura che possano ulteriormente peggiorare, giorni che sin da quando apri gli occhi al mattino ti rendi conto che qualcosa gira per il verso sbagliato. Giorni che poi però si raddrizzano, giorni che ti sorprendono, giorni che magari continuano ad andare male ma che durano comunque quanto un qualsiasi altro giorno quindi sai che, per brutto che sia, avrà un termine. E arrivato a sera, qualche sorriso ad illuminarti la vita lo avrai comunque racimolato.

L'ho fatto per te,
non per me,
perché io voglio la tua felicità,
Voglio che tu stia bene nonostante tutto.
L'ho fatto per te,
e credevo di fare bene,
ma forse ho sbagliato,
perché adesso non parliamo più,
non ci salutiamo nemmeno,
e fa male,
fa male dentro.
Quando mi guardi
io provo le stesse senza spioni di se,pre
ma non posso dimostrartele
perché non ci sei più
e a me fa male.
Eri tu che mi rallegravi i giorni,
eri tu che mi aiutavi sempre,
eri tu,
sempre tu.
Adesso il sole non sorride,
la luna non mi rallegra,
il mare mi ricorda te
quindi lo evito
con dolore.
L'ho fatto per te,
e credevo di fare bene
scusa se ho fatto del male
non volevo.

“ La nostra organizzazione del tempo ha ereditato dalla Mesopotamia una delle sue divisioni temporali «magiche»: la settimana di sette giorni. L'origine di questa settimana sembra sia la seguente (anziché quella che la vede come una semplice divisione in quattro del mese lunare — il quale ultimo conta 29,5 giorni e le fasi della luna, infine, non sono uguali): a Babilonia, il numero 7 sarebbe stato nefasto, di modo che non si doveva intraprendere nulla nei giorni settimo, quattordicesimo, ventunesimo e ventottesimo del mese; questi giorni diventando anzi giorni di completo riposo per le classi agiate. Questa abitudine del riposo ogni sette giorni (in quanto il numero sette era nefasto) è passata nella Bibbia (insieme a una gran quantità di miti mesopotamici) sotto la forma del riposo settimanale (calco del riposo di Dio dopo la creazione: la spiegazione mitica è mutata, dimenticando il numero 7) e ci è così pervenuta. Si noterà peraltro che ogni giorno della nostra settimana è denominato secondo uno degli astri mobili che conoscevano i Mesopotamici: il Sole, la Luna e i cinque pianeti più vicini (lunedì: Luna; martedì: Marte; mercoledì: Mercurio; giovedì: Giove; venerdì: Venere; sabato: Saturno; quanto alla domenica, essa è diventata invece il giorno del Signore — latino ecclesiastico dies dominicus ma la sua denominazione solare ancora è visibile in inglese, Sunday, giorno del sole).
Per concludere questa questione dell'organizzazione del tempo in Mesopotamia, ricordiamo che il giorno è diviso in dodici berli uguali (ciascuno di essi equivale a due delle nostre ore). L'inizio del giorno è stato dapprima fissato al sorgere del Sole; poi i Caldei scelsero la mezzanotte (proprio come facciamo attualmente noi), probabilmente perché era difficile conservare al giorno una durata costante di dodici berúfacendolo cominciare al sorgere del Sole (la cosa più semplice sarebbe stata di farlo cominciare a mezzogiorno, quando il Sole passa al meridiano, passaggio che è facilmente reperibile con lo gnomone o con il polos; ma una tale soluzione è difficilmente compatibile con la concezione del giorno come unità amministrativa o unità di tempo di lavoro). “

André Pichot,La nascita della scienza. Mesopotamia, Egitto, Grecia antica, traduzione di Marina Bianchi, Edizioni Dedalo (collana Storia e civiltà n° 34), Bari, 1993¹; pp. 140-141.

[1ª Edizione originale: La Naissance de la science, Tome I. Mésopotamie, Égypte, Tome II. Grèce présocratique, Éditions Gallimard, coll. Folio/Essai nos 154 et 155, 1991]

Mi manchi come fossero anni, ma sono solo giorni.

— Khalos Moscato

i giorni

Ci sono giorni che ti arrivano addosso con l’impeto di un cavallo al galoppo.

E ce ne sono altri che non alzano mai la voce; si propongono in punta di piedi, come timorosi di recare disturbo.

Entrambi ti amano, ascoltano e non giudicano. Sono al tuo fianco come un fedele cane guida che al giungere del tramonto ti riporta sempre a casa.


E trascorre così, tra silenzi, pause, dubbi, inutili attese e inutili battiti, tutta l’alta e bassa marea dell’esistenza, che ciascuno vive ogni giorno.

“Io ti prometto che staremo insieme senza cadere e ogni mio giorno ti appartiene.”

Marco Mengoni - Venere e Marte

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