#venere
APHRODITE
- Goddess of love, beauty, pleasure and passion. Her main powers catered towards love and desire which allowed her to easily seduce any person of her choosing. She was the subject and model for the famous sculpture ‘Venus de Milo’. Aphrodite was directly responsible for the Trojan war. She sided with the Trojans in the Trojan War because Paris and her son, the hero Aeneas, were Trojans. She also persuaded the god of war, Ares, to support Troy during the war. In book III of Homer’s Iliad, it is told that Aphrodite eventually saves Paris when Menelaus is about to kill him.
“You could swear that the goddess had emerged
from the waves, pressing her hair with her right
hand, covering with the other her sweet mound
of flesh; and where the strand was imprinted by
her sacred and divine step, it had clothed itself
in flowers and grass; then with happy, more than
mortal features, she was received in the bosom
of the three nymphs and cloaked in a starry gar-
ment.”
“With both hands one nymph holds above the
spray-wet tresses a garland, burning with gold
and oriental gems, another adjusts pearls in her
ears; the third, intent upon those beautiful
breasts and white shoulders, appears to strew
round them the rich necklaces with which they
three girded their own necks when they used to
dance in a ring in heaven.” (Angelo Polizano)
“ La nostra organizzazione del tempo ha ereditato dalla Mesopotamia una delle sue divisioni temporali «magiche»: la settimana di sette giorni. L'origine di questa settimana sembra sia la seguente (anziché quella che la vede come una semplice divisione in quattro del mese lunare — il quale ultimo conta 29,5 giorni e le fasi della luna, infine, non sono uguali): a Babilonia, il numero 7 sarebbe stato nefasto, di modo che non si doveva intraprendere nulla nei giorni settimo, quattordicesimo, ventunesimo e ventottesimo del mese; questi giorni diventando anzi giorni di completo riposo per le classi agiate. Questa abitudine del riposo ogni sette giorni (in quanto il numero sette era nefasto) è passata nella Bibbia (insieme a una gran quantità di miti mesopotamici) sotto la forma del riposo settimanale (calco del riposo di Dio dopo la creazione: la spiegazione mitica è mutata, dimenticando il numero 7) e ci è così pervenuta. Si noterà peraltro che ogni giorno della nostra settimana è denominato secondo uno degli astri mobili che conoscevano i Mesopotamici: il Sole, la Luna e i cinque pianeti più vicini (lunedì: Luna; martedì: Marte; mercoledì: Mercurio; giovedì: Giove; venerdì: Venere; sabato: Saturno; quanto alla domenica, essa è diventata invece il giorno del Signore — latino ecclesiastico dies dominicus ma la sua denominazione solare ancora è visibile in inglese, Sunday, giorno del sole).
Per concludere questa questione dell'organizzazione del tempo in Mesopotamia, ricordiamo che il giorno è diviso in dodici berli uguali (ciascuno di essi equivale a due delle nostre ore). L'inizio del giorno è stato dapprima fissato al sorgere del Sole; poi i Caldei scelsero la mezzanotte (proprio come facciamo attualmente noi), probabilmente perché era difficile conservare al giorno una durata costante di dodici berúfacendolo cominciare al sorgere del Sole (la cosa più semplice sarebbe stata di farlo cominciare a mezzogiorno, quando il Sole passa al meridiano, passaggio che è facilmente reperibile con lo gnomone o con il polos; ma una tale soluzione è difficilmente compatibile con la concezione del giorno come unità amministrativa o unità di tempo di lavoro). “
André Pichot,La nascita della scienza. Mesopotamia, Egitto, Grecia antica, traduzione di Marina Bianchi, Edizioni Dedalo (collana Storia e civiltà n° 34), Bari, 1993¹; pp. 140-141.
[1ª Edizione originale: La Naissance de la science, Tome I. Mésopotamie, Égypte, Tome II. Grèce présocratique, Éditions Gallimard, coll. Folio/Essai nos 154 et 155, 1991]
“Io ti prometto che staremo insieme senza cadere e ogni mio giorno ti appartiene.”
Marco Mengoni - Venere e Marte