#ferrara
25 novembre 2021:
giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
La violenza di un essere umano contro un altro essere umano è sempre da condannare. A maggior ragione si pone al di fuori della ragione umana l'agire violentemente contro le donne. Non perché le donne siano per loro natura più deboli e indifese: anche questo è un pregiudizio da sfatare. Contro la violenza sulle donne bisogna lottare perché queste non possono essere viste come oggetti da possedere in nome di un amore unilaterale- che non può essere considerato amore - ma come esseri liberi di scegliere per se stessi ciò che è meglio, ciò che è giusto.
Per questo oggi le proposte di lettura della nostra pagina saranno tre e non due. Sono tre libri che è indispensabile continuino a rivoluzionare il mondo della nostra contemporaneità. Sono libri scritti da donne per le donne, ma anche per gli uomini, perché prendano consapevolezza che la lotta contro la violenza parte da loro e da noi che siamo considerati le nuove generazioni.
“Voglio colorare i brutti ricordi della guerra sui muri e se coloro questi brutti ricordi, la cancello dalle menti delle persone. Voglio rendere famoso l’Afghanistan per la sua arte, non per la sua guerra.”
Shamsia Hassani, in mostra al Liceo Ariosto Ferrara dal 23 al 27 novembre grazie alla collaborazione con Cittadini del Mondo e Biblioteca Popolare Giardino che ne hanno promosso la realizzazione.
Liceo Ariosto Ferrara
Biblioteca Popolare Giardino
Autunno sulle Mura di Ferrara.
foto di Alessandro Stecca
Vittorio Sgarbi
“ Vittorio Sgarbi nasce nel 1952 a Ferrara. Si capisce subito che non è un bambino come gli altri. Appena venuto al mondo è già così antipatico che l'ostetrico, per farlo respirare, anziché dargli il solito schiaffetto, decide di dargli un pugno. Sgarbi all'inizio incassa, ma poi la sera va al Maurizio Costanzo Show, manda a cagare il medico, querela la levatrice, si scopa tre signore del pubblico e torna a Ferrara in tempo per la poppata di mezzanotte.
A sei anni Vittorio ha i primi guai con la giustizia. Iscritto dalla madre Caterina all'Istituto dei Canonici Mattei di Ferrara, Sgarbi durante uno scambio di figurine dei calciatori coi compagni, per avere Skoglunt, Stacchini e Dell'Omodarme, che gli consentivano di finire la raccolta, offre in cambio un Correggio, un Pisanello e un Vivarini della pinacoteca paterna. Succede il finimondo: il padre lo va a prendere a scuola e davanti a tutti i compagni e al Direttore gli dà un ceffone. Allora, come in una pagina di De Amicis, il piccolo Vittorio, con gli occhi gonfi di lacrime, si inginocchia, abbraccia le gambe del padre e gli morde le palle. «Lasciami, birba!», implorava dolorante il genitore. «Inculati, stronzo», rispose Vittorio tra il deliquio delle compagne di scuola. Allora il Direttore guardò fisso Sgarbi in mezzo al silenzio della classe e gli disse con un accento da far tremare: «Sgarbi, tu uccidi tuo padre!» Tutti si voltarono a guardare Sgarbi. E l'infame sorrise.
Uscito dal liceo, Vittorio comincia ad appassionarsi alla storia dell'arte. Fruga cantine, magazzini, sacrestie. Rimuove quintali di polvere e ragnatele, poi finalmente mette a segno il colpo che gli cambia la vita. In un antico palazzo veneziano con l'intuito di uno Schliemann scopre, quasi completamente corrosa dall'umidità e dalla muffa, una vecchia contessa. La restaura, si fa fotografare al suo fianco e lei in cambio lo introduce nei salotti della mondanità veneta. Da quel giorno in poi il suo successo con le donne è strepitoso. Sarà quella faccia da vir melanconicus, saranno quelle gambucce di tenero sedano, saranno quelle manine eburnee e irrequiete sta di fatto che Sgarbi è come Shelley, come D'Annunzio, come Majakovskij, ha cioè il fascino del contenuto che fa trascurare quello della confezione.
In una recente indagine della Makno alla domanda: Andreste a letto con Vittorio Sgarbi?, 50 donne su 100 hanno risposto «sì», mentre le altre 50 hanno risposto: «un'altra volta?» Naturalmente è proprio grazie a questo genere di riscontri che Sgarbi ha sviluppato un narcisismo spropositato: ormai non solo si crede più intelligente di Maurizio Costanzo ma addirittura più attraente. “
Gino & Michele,Saigon era Disneyland (in confronto), Milano, Baldini & Castoldi, 1991¹; pp. 75-76.
C'è un angolino nel chiostro, un tavolo con tante bottiglie d'acqua di marche note, un po’ di caraffe con filtri, qualche bicchiere, e una donnina carina che sa il fatto suo. L'argomento è l'acqua, con i suoi miti, con i fiumi di paure e dubbi… Mi presento dicendo che io bevo l'acqua del rubinetto, lei sorride e mi dice che faccio bene. Mi chiede se so da dove viene l'acqua che bevo, se da falde o fiumi e io non lo so, so solo che mi fido delle analisi del gestore e mi sento un po’ in colpa perché è una di quelle cose che mi bevo senza pensarci, a differenza del mare di cose che invece metto in discussione. Mi spiega che l'acqua del rubinetto è effettivamente controllata, che i sali minerali che contiene sono anche fondamentali, e altre cose… A volte non ci sono complotti, a volte è tutto limpido come un bel bicchiere d'acqua. Poi qualcuno si è fermato assettato di consigli, ho fatto posto, ho salutato e sono venuta via tutta contenta.
Quando qualcuno introduce un discorso dicendo che parlerà di tutti quei prodotti che ci convincono siano fondamentali, ma che in realtà non lo sono, io lo ascolto anche seduta scomoda.