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RIPMonica Vitti (1931-2022)

Monica Vitti and Michelangelo Antonioni with a sculpture by Alberto Giacometti at the Venice Biennal

Monica Vitti and Michelangelo Antonioni with a sculpture by Alberto Giacometti at the Venice Biennale, 1962


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“Sono una donna bionda, ho gli occhi verdi, alta 1,73, presbite, miope, astigmatica, ipermetro

“Sono una donna bionda, ho gli occhi verdi, alta 1,73, presbite, miope, astigmatica, ipermetrope, ipersensibile. Amo il mare, ma non posso stare al sole. Amo l'avventura ma ho paura di entrarci. Amo le novità e i paesaggi nuovi, ma preferisco ‘un viaggio intorno alla mia stanza’. Amo i dolci, ma mi viene mal di pancia. Amo gli amici, la gente, le parole, le voci, i colori, le contraddizioni,scrivere, camminare. Guardare, capire, cambiare idea. Credo di avere molti occhi, molti capelli, molti dubbi, molte paure, molti desideri. Mi piace recitare, è un riposo dalla vita; insegnare per imparare. Scrivere per capire. Amare e giocare il più possibile. Ma non dormire, perché mi sembra di rinunciare a un po’ di vita”

 -Monica Vitti, “Il letto è una rosa”


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“Lasciatemi l'emozione, e tenetevi pure la memoria. Io non la voglio, perché è una truffa, e n

“Lasciatemi l'emozione, e tenetevi pure la memoria. Io non la voglio, perché è una truffa, e non la si può nemmeno portare in tribunale perché vincerebbe lei. La memoria non è con me, ma contro di me. Sono anni che provo ad allontanarla, cancellarla, l'ho anche presa a schiaffi, a spintoni, e lei subisce tutto pur di restarmi in testa come un cappello di carta velina. Io non la voglio e lei lo sa. Ma qualche volta mi cade in braccio e mi tocca cullarla. L'ho sentita anche ridere, ieri. Non voglio più storie complicate, non voglio il passato, voglio solo dei giorni chiari, semplici, senza costrizioni, senza cose da fare, da capire, da accettare. Mi piacerebbe una passeggiata molto lunga tra gli alberi. Ne ho proprio bisogno, ma non ritroverei la strada del ritorno. Preferisco uno sgarbo, alla memoria; certo, molto meglio un bacio o una gita al mare. Ma allora come mai facevo l’ attrice? Niente di più naturale per me, quando recito ho una memoria di ferro. È la realtà che mi risulta nebulosa, non Shakespeare" 

 Dal libro "Il letto è una rosa”, scritto dalla stessa Monica Vitti.


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Sono andata a visitare i luoghi della Ravenna industriale dipinta da Antonioni nel film “Il deserto Sono andata a visitare i luoghi della Ravenna industriale dipinta da Antonioni nel film “Il deserto Sono andata a visitare i luoghi della Ravenna industriale dipinta da Antonioni nel film “Il deserto Sono andata a visitare i luoghi della Ravenna industriale dipinta da Antonioni nel film “Il deserto

Sono andata a visitare i luoghi della Ravenna industriale dipinta da Antonioni nel film “Il deserto rosso” e devo dire che ne sono rimasta folgorata. Il posto in sé non è affatto bello, è vuoto, malinconico, così silenzioso nella sua confusione, che fa veramente venire male ai capelli. Osservandolo anche solo da lontano ho capito subito il perché di questo titolo così ambiguo e astratto: induce a riflettere, quel deserto. La suggestione dell'essere lì più di 50 anni dopo mi fa percepire nell'aria la stessa malinconia di allora, ma forse è solo la mia di malinconia, che tende a propagarsi nel vuoto per sentirsi meno sola. O forse è Antonioni stesso che ha capito che certi sentimenti, certi stati d'animo sono trasversali a ogni uomo e vanno oltre lo spazio e il tempo, oltre la realtà e la finzione. Si riesce persino a udire l'eco della voce di Monica Vitti alias Giuliana, che ripete incessantemente di essere sempre stanca, anzi non sempre…qualche volta, e che non sa cosa debbano guardare i suoi occhi perché sono sempre bagnati. Ma forse anche questa è suggestione.
Che poi alla fine è vero, “ti prendi la storia che vuoi, ogni tanto fai finire la tua storia come vuoi e poi ritorni a casa”, ma sei solo tu a tornare a casa perché la tua storia resterà lì, per sempre, intatta tra il fumo delle torri hamon. Perché come ci insegna Quevedo “il fuggevole sta, rimane e dura”.


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“Disordine: io ci vivo dentro e non saprei vivere in un altro modo. Perdo tutto, anche in casa

“Disordine: io ci vivo dentro e non saprei vivere in un altro modo. Perdo tutto, anche in casa mia. Sono capace di uscire con un paio di scarpe e rientrare a casa che ne ho persa una. L'ordine sa di vuoto, di silenzioso. Non mi piace.”

Monica Vitti


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“IO SO CHE TU SAI CHE IO SO" Regia: Alberto Sordi Anno: 1982 Streaming: https://youtu.be/

“IO SO CHE TU SAI CHE IO SO" 

Regia: Alberto Sordi

 Anno: 1982 

Streaming:https://youtu.be/iRMR6aPzhYs 

 Film di un certo spessore, in grado di unire in maniera del tutto naturale il tragico e il comico. La trama apparentemente sembra banale, sembra quasi un giallo "all'italiana”, mantenendo quel pizzico di ironia che solo noi sappiamo avere. Tuttavia andando avanti col film la storia diventa sempre più intricata e finisce col toccare anche temi profondi e delicati come il rapporto genitori-figli, inserendo anche un elemento del tutto innovativo per l'epoca: cosa fare quando ci sono gli stupefacenti di mezzo? Altra topica affrontata senza nemmeno che lo spettatore abbia il tempo di rendersene conto, è l'immensa fatica del riuscire a mantenere in piedi un matrimonio, nonostante i problemi quotidiani che la vita offre. Da parte mia un film assolutamente consigliato che non richiede nemmeno molto impegno. Scorrevole, divertente e riflessivo. In merito agli attori non ho nessuna considerazione da fare, in quanto eccellenti dall’inizio alla fine. Ma era anche piuttosto scontato dirlo. Qui di seguito qualche breve cenno alla trama per chi non lo avesse visto:

I coniugi Fabio e Livia Bonetti vivono una vita all'apparenza normale e quasi monotona: i giorni trascorrono con lui intento a dedicare il proprio tempo al lavoro in banca e alle partite di calcio. Un giorno, per caso, lui scopre che la moglie è pedinata da un investigatore privato che la riprende e la fotografa: recatosi per chiarimenti nello studio investigativo, scopre che si tratta di un banale errore di persona. A essere pedinata, infatti, doveva essere la moglie di un politico vicino di casa dei Bonetti, ma la signora in questione ha prestato la propria auto alla signora Bonetti e l'incaricato della agenzia la segue dunque per sbaglio. Il marito ci ride su, va a casa e racconta del malinteso alla moglie, la quale però non ride affatto, ma appare assai preoccupata. Si insinuano quindi i dubbi su quanto la moglie abbia fatto nelle settimane di pedinamento. Scopre così che…..


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