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Alessandro Mendini, MASTER of ziggurats, performs in an endless double-zig for interiors, to nowhere

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AI RAGAZZI DI BARBIANA ALL’ESTERO

[Ormai i ragazzi che d’estate andavano all’estero erano molti, e il Priore non poteva scrivere più tutti i giorni una lettera a ognuno. Allora cominciò a scrivere una lettera uguale per tutti. Il titolo, scherzoso, è di don Lorenzo.]

Lettera circolare della repubblica di Barbiana a tutti i suoi rappresentanti diplomatici all’estero. Loro sedi.
Barbiana, 5.7.1965.

“ Cari,
ieri sera ero, come sempre la domenica, stanco e circondato da ospiti e avevo appena il fiato per scrivere a uno di voi, ma non sapendo a chi scrivere non ho scritto a nessuno. Così oggi ho pensato di rimediare con una circolare.
Sabato eravamo in piena Inghilterra anche a Barbiana, e quacchera per giunta. Son arrivati quattro quaccheri qualunque quasi curiosi e pieni di cuore. Due maschi e due mogli. Li abbiamo tenuti a tavola e poi portati nel fosso¹ e interrogati sulla loro religione. Abbiamo tentato di capire di che si tratta in pratica, perché di che si trattasse in teoria l’avevamo già studiato la mattina alla voce quaccheridella Treccani.
Il fondamento della loro riunione è il silenzio. Se poi a qualcuno pare di essere tra i mossi a parlare, si alza e tutti lo ascoltano anche se è uno studentello presuntuoso o una vecchia zitella insopportabile perché in ognuno c’è un that (qualcosa) di Dio. Evidentemente è una religione d’élite perché ognuno deve avere la capacità di parlare in pubblico e di sopportare le altrui fregnacce.
Hanno detto che, appena in Inghilterra, sarà facile per loro trovare delle case dove Silvano e il Biondo² possano entrare come ospiti non paganti. Così ho pensato che li farò partire a settembre. Non ha invece risposto la vedova maestra e quacchera che dovrà ospitare il Buti. E ha risposto un po’ inviperito D.P. che essendosi accorto che avevamo mandato diverse richieste eguali a diverse persone in Inghilterra si lamenta che così si fa perdere tempo alla gente e che certamente si sovrapporranno le offerte. Non sa che ne abbiamo mandate 32 e che ciò nonostante sono state appena appena sufficienti per sistemarne un paio.
Stamane sono venuti i genitori Turchi a riportare Mauro che era scappato ieri per non sapere o non volere rendere ragione delle 35 mila lire con le quali l’ho mandato a Roma insieme al selvatico³ (per chi non lo sapesse è quel ragazzo che incontrai in macchina). Il selvatico stesso invece non si è più fatto vedere. Pare proprio che ne abbiano combinato una. Il Turchi padre rimproverava calmo il bambino in mia presenza e tentava di fargli dire come li aveva spesi; quando però ha saputo che ieri Mauro rispondeva « So una sega io come li ho spesi », allora il povero padre straziato si è messo a piangere perché non aveva mai pensato che il frutto delle sue viscere potesse usare così orribili parole. Non si riesce mai a indovinare quale sarà la mancanza che strazierà i genitori e quale quella che li inorgoglirà d’avere un figliolo galletto. ”

¹ Posto all’ombra dove si faceva scuola d’estate nelle ore più calde.
² Ragazzi della scuola.
³ Mauro e il « selvatico » erano due ragazzi di Vicchio di 13 e 14 anni che venivano da poco a scuola a Barbiana. Tutti e due non avevano mai viaggiato in treno né erano mai usciti da Vicchio. Così, dopo aver passato un mese intero a studiarsi tutte le specie di animali dello zoo, furono mandati da soli per qualche giorno a Roma con 35 mila lire. Al ritorno non vollero spiegare come avevano speso la somma.

———

Brano tratto da:

Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana, a cura di Michele Gesualdi, Milano, A. Mondadori (collana Oscar n° 431), 1976 [1ª Edizione: 1970]; pp. 201-202.

La notte dei Padellari

Come qualcuno di voi forse avrà letto o forse no, a La Repubblica il nuovo direttore Molinari (ribattezzato ‘l’amatissimo’) si è inventato una cosa magnifica: il premio per il miglior giornalista della settimana. Cioè un premio economico (tipo 600 euro) al giornalista che porterà la notizia migliore o simili. Chiaramente, al Fatto appena hanno scoperto questa trovata subito hanno voluto mettersi…

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VOCI DI ROMA

CICERONE VS CATILINA

“Fino a quando, Catilina, intendi dunque abusare della nostra pazienza? Per quanto tempo ancora questo tuo comportamento fazioso si prenderà gioco di noi? Fino a che punto si spingerà la tua illimitata sfrontatezza? Non ti turbano il presidio notturno a difesa del Palatino, le pattuglie armate che perlustrano la città, l'angoscia del popolo, l'accorrere di tutti i cittadini onesti e neppure la scelta di questa sede - così difesa - per le riunioni del Senato? Non ti accorgi che i tuoi progetti sono scoperti? […] O tempora! O mores! Il Senato è al corrente di questi progetti, il console ne è consapevole: eppure lui continua a vivere. A vivere? Non solo, ma addirittura viene in Senato, gli si permette di prendere parte alle decisioni d'interesse comune, osserva ciascuno di noi e con un'occhiata gli assegna un destino di morte. Quanto a noi siamo convinti di fare abbastanza per la cosa pubblica vanificando i furiosi tentativi assassini di costui. Ti si sarebe dovuto condannare a morte già in precedenza”.

✍️Cicerone, Prima orazione contro Catilina (8 novembre del 63 a.C.), I, 1-2 (a cura di Elisabetta Risari), Mondadori, Milano 2009.

(Nell'immagine: Cicerone pronuncia in Senato la prima Catilinaria, affresco di Cesare Maccari, conservato a Roma, Palazzo Madama, Sala Maccari).

VOCI DI ROMA

IL TESTAMENTO DI ATTALO III

“Era frattanto morto Attalo Filometore ed Eudemo di Pergamo ne portò a Roma il testamento nel quale era stato indicato come erede del re il popolo romano. Subito Tiberio [Gracco], per favorire il popolo, presentò una proposta di legge in virtù della quale le ricchezze del re, portate a Roma, dovevano essere distribuite ai cittadini cui erano toccate in sorte le terre per le spese d'impianto e di avvio delle attività agricole. Per quel che riguardava invece le città del regno di Attalo, egli affermò che non era di competenza del Senato prendere decisioni, ma che ne avrebbe personalmente riferito al popolo.

Fu soprattutto per questo che il Senato si sentì offeso”.

✍️ Plutarco, Vite di Tiberio e Caio Gracco, 14 (a cura di Domenico Magnino), BUR, Milano 1991.

Vista dell'antica Pergamo.

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