#bambini

LIVE

“ Anche se siete genitori che credono di non sapere granché della natura, potete fare comunque tanto per vostro figlio. Quando siete insieme a lui, ovunque vi troviate e qualunque siano i vostri mezzi, potete alzare lo sguardo al cielo: alla bellezza dell’alba e del crepuscolo, alle nuvole in movimento, alle stelle di notte. Potete ascoltare il vento, sia che soffi maestoso nella foresta o che intoni un ritornello a più voci attorno alle grondaie di casa o agli angoli del vostro palazzo; e, ascoltandolo, magicamente i vostri pensieri si libereranno. Potete sentire la pioggia sul viso, pensare al suo lungo viaggio e alle molte trasformazioni, dal mare, all’aria, alla terra. Anche se vivete in città potete trovare un luogo – un parco, un campo da golf – da cui osservare le misteriose migrazioni degli uccelli e il cambio delle stagioni. Insieme al vostro bambino potete riflettere sul mistero di un seme che cresce, si tratti anche di un solo seme piantato in un vaso di terra sul davanzale della finestra in cucina.
Esplorare la natura con vostro figlio significa principalmente diventare ricettivi verso ciò che vi circonda. Significa imparare di nuovo a usare gli occhi, le orecchie, le narici e i polpastrelli, riattivando i canali delle percezioni sensoriali ormai in disuso.
Per la gran parte di noi, la conoscenza del mondo deriva innanzitutto dalla vista; eppure ci guardiamo attorno con occhi così miopi da renderci parzialmente ciechi. Un modo per aprire gli occhi alla bellezza che di solito trascuriamo è domandarsi: “Che effetto mi farebbe se lo vedessi per la prima volta? E se sapessi che non potrei vederlo mai più?”.
Ricordo una notte d’estate in cui questo pensiero mi colse con forza. Era una notte chiara senza luna. Insieme a un’amica avevo raggiunto un promontorio piatto, una specie di isolotto circondato dalle acque della baia. Lì gli orizzonti sono linee remote, distanti, al confine con lo spazio. Ci sdraiammo a guardare il cielo e i milioni di stelle che risplendevano nell’oscurità. La notte era così tranquilla che riuscivamo a sentire la boa contro gli scogli distanti, oltre l’imboccatura della baia. Una o due volte giunse a noi la parola pronunciata da qualcuno sulla spiaggia lontana, trasportata attraverso l’aria limpida. Alcune luci brillavano nei cottage. All’infuori di quelle, non c’erano altri segni di vita umana: io e la mia compagna eravamo sole con le stelle. Mai mi sono sembrate più belle: il fiume nebuloso della Via Lattea che scorreva attraverso il cielo, la forma delle costellazioni che si stagliava luminosa e nitida, un pianeta fiammeggiante basso sull’orizzonte. Una volta, forse due, una meteora entrò bruciando nell’atmosfera della terra.
Mi venne di pensare che se una tale scena si fosse presentata solo una volta ogni secolo o per ciascuna generazione, il piccolo promontorio sarebbe stato gremito di visitatori. Invece la si può contemplare decine di notti ogni anno, e così le luci nei cottage rimangono accese e chi ci vive probabilmente nemmeno pensa alla bellezza sopra la sua testa. E poiché è uno spettacolo che può vedere tutte le sere, forse non lo vedrà mai. “

Rachel L. Carson,Brevi lezioni di meraviglia. Elogio della natura per genitori e figli, traduzione di Miriam Falconetti.

NOTA: La citazione è tratta da un articolo apparso per la prima volta nel 1956 sulla rivista “Woman’s Home Companion” con il titolo Help Your Child to Wonder e poi pubblicato in volume da Harper nel 1965 (col titolo The Sense of Wonder); è il racconto intimo delle escursioni fatte in compagnia di Roger, il piccolo nipote dell’autrice di tre anni, che in un’estate degli anni ‘50 le aveva fatto visita nella sua casa in riva all’oceano nel Maine.

AI RAGAZZI DI BARBIANA ALL’ESTERO

[Ormai i ragazzi che d’estate andavano all’estero erano molti, e il Priore non poteva scrivere più tutti i giorni una lettera a ognuno. Allora cominciò a scrivere una lettera uguale per tutti. Il titolo, scherzoso, è di don Lorenzo.]

Lettera circolare della repubblica di Barbiana a tutti i suoi rappresentanti diplomatici all’estero. Loro sedi.
Barbiana, 5.7.1965.

“ Cari,
ieri sera ero, come sempre la domenica, stanco e circondato da ospiti e avevo appena il fiato per scrivere a uno di voi, ma non sapendo a chi scrivere non ho scritto a nessuno. Così oggi ho pensato di rimediare con una circolare.
Sabato eravamo in piena Inghilterra anche a Barbiana, e quacchera per giunta. Son arrivati quattro quaccheri qualunque quasi curiosi e pieni di cuore. Due maschi e due mogli. Li abbiamo tenuti a tavola e poi portati nel fosso¹ e interrogati sulla loro religione. Abbiamo tentato di capire di che si tratta in pratica, perché di che si trattasse in teoria l’avevamo già studiato la mattina alla voce quaccheridella Treccani.
Il fondamento della loro riunione è il silenzio. Se poi a qualcuno pare di essere tra i mossi a parlare, si alza e tutti lo ascoltano anche se è uno studentello presuntuoso o una vecchia zitella insopportabile perché in ognuno c’è un that (qualcosa) di Dio. Evidentemente è una religione d’élite perché ognuno deve avere la capacità di parlare in pubblico e di sopportare le altrui fregnacce.
Hanno detto che, appena in Inghilterra, sarà facile per loro trovare delle case dove Silvano e il Biondo² possano entrare come ospiti non paganti. Così ho pensato che li farò partire a settembre. Non ha invece risposto la vedova maestra e quacchera che dovrà ospitare il Buti. E ha risposto un po’ inviperito D.P. che essendosi accorto che avevamo mandato diverse richieste eguali a diverse persone in Inghilterra si lamenta che così si fa perdere tempo alla gente e che certamente si sovrapporranno le offerte. Non sa che ne abbiamo mandate 32 e che ciò nonostante sono state appena appena sufficienti per sistemarne un paio.
Stamane sono venuti i genitori Turchi a riportare Mauro che era scappato ieri per non sapere o non volere rendere ragione delle 35 mila lire con le quali l’ho mandato a Roma insieme al selvatico³ (per chi non lo sapesse è quel ragazzo che incontrai in macchina). Il selvatico stesso invece non si è più fatto vedere. Pare proprio che ne abbiano combinato una. Il Turchi padre rimproverava calmo il bambino in mia presenza e tentava di fargli dire come li aveva spesi; quando però ha saputo che ieri Mauro rispondeva « So una sega io come li ho spesi », allora il povero padre straziato si è messo a piangere perché non aveva mai pensato che il frutto delle sue viscere potesse usare così orribili parole. Non si riesce mai a indovinare quale sarà la mancanza che strazierà i genitori e quale quella che li inorgoglirà d’avere un figliolo galletto. ”

¹ Posto all’ombra dove si faceva scuola d’estate nelle ore più calde.
² Ragazzi della scuola.
³ Mauro e il « selvatico » erano due ragazzi di Vicchio di 13 e 14 anni che venivano da poco a scuola a Barbiana. Tutti e due non avevano mai viaggiato in treno né erano mai usciti da Vicchio. Così, dopo aver passato un mese intero a studiarsi tutte le specie di animali dello zoo, furono mandati da soli per qualche giorno a Roma con 35 mila lire. Al ritorno non vollero spiegare come avevano speso la somma.

———

Brano tratto da:

Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana, a cura di Michele Gesualdi, Milano, A. Mondadori (collana Oscar n° 431), 1976 [1ª Edizione: 1970]; pp. 201-202.

“ Le varie amministrazioni comunali ingaggiarono apposite squadre anticavallette che durante l’estate battevano ed animavano le campagne. Il loro intervento, però, anche se tempestivo, si rivelò inefficace sin dall’inizio. Era sempre un intervento localizzato come quello dei teloni dei pastori. Si trattava infatti di squadre fornite di lanciafiamme a benzina da usare sui punti dove le cavallette si ammassavano. Ma le uova che la terra conteneva e fecondava erano inesauribili e nonostante i campi fossero ridotti a piazzuole nere e sparse di roghi, continuamente, il giorno successivo erano sempre zeppi di nuove locuste più affamate, giunte in volo o sbucate dalla terra.
La stessa cosa accadde più tardi con la «crusca avvelenata» che i pastori erano obbligati a spargere per il proprio campo, ma sempre in maniera localizzata. Succedeva che la benzina si esauriva, la crusca avvelenata finiva, ma le cavallette aumentavano sempre quasi per incanto. Calavano dal cielo o spuntavano dal suolo, dalle uova dell’anno precedente.
Il loro ciclo vitale durava da maggio a luglio. Ma quanta strage. Negli ultimi giorni della loro vita covavano nel suolo, crivellandolo letteralmente con il loro culo acuminato per deporvi le uova. Io osservavo questa operazione con curiosità. La femmina si disponeva in un punto del terreno (duro e possibilmente solido). Lentamente con il culo appuntito cercava di far breccia sforzandosi sulle zampe. Una volta che il suo culo era indirizzato verso il suolo, quattro compagni le si affiancavano e la sorreggevano ritta dirigendola e spingendola verso il basso perché la coda penetrasse più profondamente possibile. Così sorretta, con il culo allungato dallo sforzo e per metà sprofondato nella terra, secerneva dei succhi e in breve fabbricava una specie di capsula impenetrabile all’acqua invernale e al freddo comune e vi deponeva le uova senza mai muoversi. Finita questa operazione, i compagni che avevano solo il compito di spingere e sorreggere la femmina mentre avveniva la deposizione delle uova, si allontanavano uno alla volta lasciando che la femmina completasse il proprio compito.
Lungo i sentieri quando passavo con il gregge dietro il suo nembo di polvere, io potevo osservare l’ultima operazione delle cavallette prima che morissero. Ai lati del sentiero o dove si passava, questi gruppi a cinque si sperdevano a vista d’occhio. Qualcuno, anzi, lo segnalavo per rivedermelo a due o tre ore di distanza. Quando ci ripassavo potevo notare che il culo della femmina, ben sorretta dai compagni, era sprofondato sempre di più. Spesso il gruppo lo trovavo già disciolto. Qualche volta mi divertivo a scavare per estrarre la capsula delle uova, e spesso a schiacciare questi gruppi in azione finché non mi stancavo.
Un’operazione più efficace venne però nel ‘46 tramite l’irrorazione periodica dei pascoli, a rotazione, con l’arsenico. I pascoli venivano completamente avvelenati più volte, a turno e per contrade, in tutto il territorio del comune (a cussosas, in s’aidattone), in modo da consentire ai pastori di sfamare il proprio gregge senza che corresse il rischio di morire avvelenato. I chiusi divenivano pascolabili dopo una leggera pioggia o dopo un determinato periodo. Il veleno era potente. Terribile. Nessuna cavalletta che si trovasse sul campo o vi sopraggiungesse in volo o vi sgusciasse dalle capsule poteva sopravvivere. Finalmente la campagna a poco a poco cambiò aspetto al punto da sembrare un campo nevicato da una grandine vulcanica e rossiccia. Da una «neve» di insetti morti e bruciati dal veleno, che non ondulava né giocava più il terreno nell’orgia della sua danza famelica. “

Gavino Ledda,Padre padrone, Rizzoli (collana Piccola Biblioteca La Scala), 2004; pp. 63-65.

[ 1ª edizione: Padre padrone.L’educazione di un pastore, (collana Franchi Narratori n° 19) Feltrinelli, Milano, 1975 ]

Il VERO tutorial per le torte di pannolini in 19 passaggi – ovvero l’inferno di essere una crafter

A volte vengo rimproverata di non valorizzare il lavoro che sta dietro alle mie creazioni fatte a mano con tanto amore, perciò ho deciso di scrivere una guida pratica per creare una torta di pannolini come quella che ho postato ieri in facebook e instagram, che renda l’idea meglio dei tutorial proposti su youtube. Questo, all’incirca, è stato il mio procedimento: 1. Trascorrere intere giornate a…

View On WordPress

Lettera a una bambina sulla lettura – Letter to a child about reading

Cara Cecilia, ti scrivo questo biglietto, anche se non puoi ancora leggerlo, per dirti che non ti sto regalando un libro o una libreria a forma di casa delle bambole: ti sto regalando delle storie, un viaggio verso tutti i luoghi che vuoi vedere e le avventure che vuoi provare. Ti sto regalando un giardino segreto da mostrare solo a chi vuoi, un moschettiere che ti difenda da chi ti farà i…

View On WordPress

“Quando ero piccola mettevo le mie braccia nella maglietta e dicevo alla gente che avevo perso le mie braccia. Dormivo con tutti gli animali di peluche, così nessuno di loro si offendeva. La decisione più difficile era scegliere con quale del Nintendo giocare. Fingevo di dormire, così potevo essere trasportata a letto. Pensavo che la luna seguisse la mia macchina. Guardavo due gocce d’acqua scivolare sulla finestra e facevo finta che fosse una gara. Andavo al computer solo per usare paint. Gli unici “falsi” amici che avevo erano quelli invisibili.

Ricordi quando eravamo bambini e non potevamo aspettare di crescere. A chi diavolo stavamo aspettando?!”

C'è’ chi si sveglia piangendo e chi invece ride, chi solo un ghe e chi invece già vuole il bib

C'è’ chi si sveglia piangendo e chi invece ride, chi solo un ghe e chi invece già vuole il biberon Inizia una nuova giornata tra pannolini, pappe, biberon, pianti, strilli e … Tanta gioia ❤️ i vostri piccoli come si svegliano ? #buongiorno #goodmorning #neonati #neonato #bambini #mamma#mamme #mammeonline #nanna #pappe #pannolini #biberon #ciuccio#suavinex #chicco #mamma❤️ #mammaefiglia #mammaefiglio #esseremamma #imamma #imammaduepuntozero #esserefelici #esseremammaèlacosapiùbella #instamamme #instamamma #partorire #gravidanza #nursey #amore #amoredimamma


Post link
Adorabili bambini

Adorabili bambini


Post link

mmrider68:

See kids, this is why I’m always broke.

loading