#elagabalus

LIVE

justinhubbell:

When I speak of our Transgender Ancestors, you must know there’s an actual Roman Empress in that legacy.


She was a Syrian Priestess. She didn’t give a **** about the Patriarchal Roman Elite/Establishment. Created Rome’s first Women’s Senate and they were NOT happy about it.

She loved sex workers, artists, and Wrestlers.

I made a comic about her in 2019

…and a bunch of “scholars” came out of the wood works attempting to diss her saga, and caution me from spreading “dangerous” information, so as not to inappropriately influence the youth.

Here’s what I have to say about that?

Was Elagablus a flawless human being? No.

But She was a great heel. Excellent worker.

I wonder if this has anything to do with…

LINX

Loving watching this project come to life!!! ♥️

oochilka:

sounds like a really nice starter, what’s the main?

oochilka:

sounds like a really nice starter, what’s the main?

sounds like a really nice starter, what’s the main?

THE SEVERANS AND THE CULT OF SOL INVICTUS


The Priest-King of the temple city of Emesa presided over the Syrian cult of the Sun God, El-Gabal. As seen on the reverses of these 3rd-century bronze coins, the god was worshipped in a large, lavishly-decorated temple, in the form of a large black meteorite belived to have fallen to earth from the sun.

Septimius Severus traveled to Emesa to seek the hand of the priest-king Julius Bassanius’ younger daughter, the princess Julia Domna, in AD 187. The elder daughter, Julia Maesa, accompanied her sister to Rome in AD 193 following Severus’ accession to the imperial throne.

At the age of 14,:Elagabalus, the son Julia Maesa’s daughter, Julia Soaemias, assumed the throne in AD 218, restoring the Severan dynasty after the assassination of Caracalla and the short reign of Macrinus. His name, Elagabalus, identified him with the Emesan sun god, who had already been accepted into the porous Roman pantheon as Sol Invictus in the Republican period.

Elagabalus’ attempted to supplant Jupiter as the chief deity of Rome in favor of going so far as to having the black meteorite transported from Emesa and installed in the a dedicated temple on the Palatine Hill. Attempts to displace the three dieties Jupiter, Juno, and Minerva, worshipped in the Capitolium with the Syrian Istarte, Urania, and Elgabal profoundly alienated the Roman senate and people. The drastic religious changes proposed by Elagabalus (and not the lurid sexual slanders later included in the Historia Augusta) probably caused the Praetorian Guard to support the plot, organized by Julia Maesa, to dethrone and assassinate the emperor in AD 221. He was replaced by Alexander Severus, the son of Julia Emaea, sister of Julia Soaemias, who ruled as the last Severan emperor until AD 235.

After the fall of Elagabalus, the meteorite was returned to its temple in Emesa.

Left to right: Elagabalus, Severus Alexander and Gallienus. All from the third century crisis phase

Left to right: Elagabalus, Severus Alexander and Gallienus. All from the third century crisis phase when Rome nearly collapsed. Elagabalus went from Syrian priest to Emperor of Rome at the age of 14, made a complete hash of things as a figurehead since he wanted to replace Jupiter with his home god Elagabalus as Rome’s primary deity. That might have gone over better had he not also married a Vestal Virgin, tried to give his charioteer the title of Caesar (and husband), or allowed female senators. His reputation as the gayest, craziest, most debaucherous Emperor that ever was is probably not entirely deserved, but he was definitely not the right man for the job. Needless to say, he was assassinated and replaced by his cousin Severus Alexander (note Jupiter firmly back on the obverse). He was also mostly controlled by his elders and was also assassinated, triggering the Third Crisis, wherein 50 different factions proceeded to fight for control. Gallienus wound up on top for a decent number of years, but spent most of it at war along the Rhine, I believe. I was never a big Roman history buff - I’m more into Bronze Age Greece - but these poor doomed cousins are pretty compelling.


Post link

ACCADDE OGGI

L'11 marzo del 222 d.C. veniva assassinato l'Imperatore Sesto Vario Avito Bassiano, meglio noto col nome di Elagabalo.

Le circostanze della sua morte ci vengono narrate da Cassio Dione e soprattutto dalla Historia Augusta, fonte sempre prodiga di dettagli, sebbene Erodiano ci racconti come si arrivò a prendere la decisione di eliminare questo imperatore ormai avverso al popolo, al Senato e ai pretoriani.

Oltre al malgoverno esercitato fino a quel momento e ai comportamenti privati e religiosi del giovane imperatore, malvisti ai più, la situazione precipitò quando nel 221 d.C. Giulia Mesa, sua nonna, convinse il nipote a elevare al rango di Cesare il cugino Alessiano, il futuro Alessandro Severo, così che potesse dedicarsi soltanto all'aspetto religioso (Erodiano V, 7).

Col passare del tempo i rapporti tra i due si deteriorarono poiché Alessandro iniziò a godere dell'appoggio dei soldati, del Senato e del popolo. L'Imperatore cercò anche di farlo uccidere e, addirittura, di far annullare dal Senato la sua elezione a Cesare, non riuscendo nel suo intento e rischiando la propria vita (Erodiano V, 8).

In un clima ormai di guerra fredda l'Imperatore mise in giro la voce che il cugino era moribondo per vedere la reazione dei pretoriani, i quali, alla notizia, si ribellarono, pretendendo che entrambi si presentassero presso i castra pretoria. Ciò avvenne l'11 marzo del 222 e ad accompagnarli vi era anche Giulia Soemia, madre del giovane Imperatore; al loro arrivo i pretoriani iniziarono ad acclamare il loro favorito Alessandro, ignorando Elaogabalo, che ordinò allora l'arresto e l'esecuzione sommaria di coloro che sostenevano il cugino, con l'accusa di ribellione (Erodiano V, 8).

In risposta i pretoriani assalirono l'imperatore e poi sua madre, come ci viene appunto tramandato dalla Historia Augusta:


“[…] Dopo di che fu assalito lui pure e ucciso in una latrina in cui aveva cercato di rifugiarsi. Fu poi trascinato per le vie. Colmo di disonore, i soldati gettarono il cadavere in una fogna. Poiché però il caso volle che la cloaca risultasse troppo stretta per ricevere il corpo, lo buttarono giù dal ponte Emilio nel Tevere, con un peso legato addosso perché non riuscisse a galleggiare, di modo che non potesse aver mai a ricevere sepoltura. Prima di essere precipitato nel Tevere, il suo cadavere fu anche trascinato attraverso il Circo. […] E fu il solo fra tutti i principi ad essere trascinato, buttato in una cloaca ed infine precipitato nel Tevere”.

Riportiamo anche la testimonianza di Cassio Dione, il quale aggiunge la sorte toccata alla madre:


“Fece un tentativo di fuggire, e sarebbe riuscito a raggiungere un qualche luogo nascosto in una latrina, se non fosse stato scoperto e ucciso, all'età di diciotto anni. La madre, che lo abbracciò e lo strinse fortemente, morì con lui; le loro teste vennero staccate dal busto e i loro corpi, dopo essere stati denudati, furono prima trascinati per tutta la città e poi il corpo della madre fu gettato in un posto o in un altro, mentre il suo venne gettato nel fiume”.


(Il passo dell'Historia Augusta è tratto da: Scrittori dell'Historia Augusta, a cura di Leopoldo Agnes, UTET, Torino 1960;

Il passo di Cassio Dione è tratto da: Storia Romana, LXXX, 20, a cura di Alessandro Galimberti, BUR, Milano 2018.)


(Nell'immagine testa di Elagabalo, oggi conservata presso i Musei Capitolini di Roma).

ACCADDE OGGI

Il 16 maggio del 218 d.C. veniva proclamato imperatore Marco Aurelio Antonino Augusto, meglio conosciuto come Elagabalo.

Di origine siriana, era per diritto ereditario l'alto sacerdote del Dio Sole (El-Gabal) di Emesa ed era imparentato con la dinastia dei Severi grazie alla madre Giulia Soemia, figlia di Giulia Mesa (cognata di Settimio Severo), a sua volta sorella di Giulia Domna, moglie di Settimio (Giulia Soemia era quindi cugina di Caracalla).

Elagabalo divenne imperatore grazie soprattutto alla nonna Giulia Mesa, la quale cercò l'appoggio dei legionari grazie alle ingenti ricchezze possedute dalla famiglia esiliata in Siria da Macrino e facendo leva sul malcontento intorno alla figura dell'Imperatore, malvisto dall'esercito a causa della sua partecipazione all'assassinio di Caracalla, inviso a molti romani ma non dalle legioni e a causa della sua fallimentare politica orientale: concessione dell'Armenia a Tiridate II e invasione della Mesopotamia da parte del re dei Parti Artabano V, con una conseguente pace ingloriosa.

All'alba del 16 maggio del 218 d.C. Elagabalo venne proclamato imperatore. Queste le parole di Cassio Dione, sebbene ci siano lacune e non si capisca chi fu il vero promotore della sua acclamazione tra i soldati di rango, oltre alla discussa paternità di Caracalla (secondo Erodiano fu la stessa Giulia Mesa a rivelare ciò, anche per ottenere l'appoggio delle legioni):

“Un certo Eutichiano [forse coincide con Gannide, cresciuto alla corte di Emesa e fautore della rivolta contro Macrino, grazie anche all'appoggio di Comazonte, liberto asceso al comando della II legio Partica] avendo notato

l'odio dei soldati contro Macrino e persuaso anche dal Sole, che chiamano Elagabalo e che venerano sommamente, tentò di rovesciare Macrino e di sostituirgli come imperatore Avito, il nipote di Mesa, benché ancora fanciullo e con pochi sostenitori tra soldati e senatori […]. Fingendo che egli fosse un figlio illegittimo di Caracalla e facendogli indossare un abito che questi portava quando era un fanciullo […] di notte lo condusse nell'accampamento e persuase alla ribellione i soldati già bramosi di avere un pretesto per una rivolta”.

✍️ I passi sono tratti da: Cassio Dione, LXXXIX, 31, (a cura di Galimberti Alessandro), BUR, Milano 2018.

Busto di Elagabalo conservato ai Musei Capitolini.

loading