#follia

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“Cadde come cade una piuma, lentamente, e senza fretta, oscillando da una parte all'altra, con la consapevolezza che prima o poi avrebbe toccato il fondo. A meno che, qualcuno non l'avesse presa fra le mani un attimo prima di precipitare. ”


- Chiara

“Ricorda, le persone ti criticheranno sempre, che tu faccia o no qualcosa, si inventeranno sempre un nuovo film. Non prendertela, questo succede quando le persone non hanno nulla a cui pensare. Quindi passano il tempo ad inventarsi storie, proprio come i bambini. ”

-Chiara

“E se la felicità non esistesse? Se fosse una pura e sana follia? se non fosse altro che una leggenda inventata per dare a noi uomini un motivo per il quale vivere. E se la vita stessa fosse una bugia?.”

- Chiara

“Se in questo momento della tua vita, ti capita spesso di fermarti a fissare il vuoto e a domandarti se tu sia realmente felice, probabilmente hai già la risposta.”

- Chiara

“Meriti qualcuno che ti tratti esattamente come tu tratti me, mentre io merito qualcuno che mi tratti esattamente il contrario di come fai tu.”

- Chiara

“Ci sono treni e treni, ci sono quelli che perdi e quelli che lasci partire volontariamente, ma quando ti renderai conto di doverlo prendere quel treno, e ti sembrerà troppo tardi perché in partenza, non avere paura, corri, corri più che puoi, e anche se non ci sarà nessuno dall'altro lato a tenderti la mano per farti montare su, abbi la forza di aggrapparti alla maniglia e di salirci da sola.”

- Chiara

lostinlonelinessalone:

“Non mi sarei immaginata tutto questo. Nel giro di un paio di mesi è cambiato tutto, sono cambiata io, in parte. Ho fatto cose che non avrei mai pensato di poter fare, ho perdonato persone che ho odiato alla follia e ho amato il presente, ho dato il mio primo bacio ad un ragazzo che non mi piaceva poi neppure cosí tanto. Ho tentato delle persone per il semplice gusto di farlo, mi sono lasciata desiderare, ho fatto la stronza, più del solito. Ho legato di più con quel caro amico, portandomi e portandoci ancora una volta a mettere in dubbio la nostra amicizia, a tratti troppo particolare per non essere anche altro. Ho deluso delle persone, giá. Ho litigato un po’ con i miei, per poi fare pace. Ho smesso di scrivere, non so perché, non riesco mai a portare a termine ció che comincio. Ho cambiato modo di fare, e ho iniziato a portare i capelli ricci. Ho camminato sui tacchi e mi sono vestita elegantemente. Ho comprato pantaloni e magliette che non mi sarei mai sognata di indossare, non perchè non mi piacessero ma perché troppo insicura del mio fisico. Ho imparato ad accettarmi piú di quanto non facessi prima, ad amarmi incondizionatamente senza se, ma o forse. Ho guardato e riguardato l'oroscopo, sorridendo per quanto spaventosamente vere fossero le caratteristiche del mio segno. Ho ascoltato canzoni nuove, ho iniziato nuove serie tv e ho chiuso un paio di porte in faccia a certe persone. Ho provato emozioni forti e contrastanti allo stesso tempo. Ho pensato un po’ al passato. Mi sono venuti alla mente ricordi cosí lontani che pensavo aver dimenticato. Mi sono ritrovata a sorridere per certe amicizie ormai concluse, per certi aneddoti offuscati che avevo rinchiuso dietro chili e chili di rabbia. Ho ripensato al mio ex, a quanto in fondo mi mancherá sempre un po’. Ho pensato ai miei nonni, alla mia famiglia. Ho abbandonato la religione, o meglio, l'ho accantonata. Ho paura di aver rovinato tutto, di aver deluso, e allo stesso tempo non me ne frega niente. Sono una contraddizione vivente. Sarei capace di lamentarmi di quanto il mio carattere sia strano e allo stesso tempo scrollarmi via di dosso quelle idee con un'alzata di spalle. Ho fatto tante cose nuove, ma non ho provato le emozioni che cercavo. Sostanzialmente, sto bene, ma non provo nulla. Niente di duraturo, niente di serio. Ho anestetizzato i sentimenti e ho scoperto una parte di me completamente nuova, indomabile, sregolata. Quella parte di me che metto sempre a freno ma che stavolta no, stavolta merita di divertirsi, di giocare, di scoprirsi. Sono uno spirito libero, e in quanto tale necessito di emozioni forti, tanto forti da destabilizzarmi. Ho un disperato bisogno di sentirmi viva.

Lostinlonelinessalone (03-07-18, 23:37)

29/10/19

[bullshit symbolism reason for drawing oc shirtless here]

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Can’t Pretend [ A practice for clean lines/shading - Gonna take a while but I’m getting there]

Can’t Pretend


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Some comic previews to hopefully motivate me more to actually finish themSome comic previews to hopefully motivate me more to actually finish them

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Some Salem and Kruack stuff since my webcomic about them is almost ready!Some Salem and Kruack stuff since my webcomic about them is almost ready!Some Salem and Kruack stuff since my webcomic about them is almost ready!

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(My ocs have healthy and happy relationships I swear)

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“ Ada, la bambinaia di Marco, non dette, a dire il vero, segni di una vera e propria pazzia. Ogni tanto se ne andava senza salutare i padroni e rimaneva lontano intere settimane. Un giorno, proprio nel mezzo della cucina, preso Marco, che era ancora in gonnellino, lo lanciò in alto verso il soffitto lasciandolo cadere senza riprenderlo a tempo. Per poco il bimbo non morì di colpo. Quando Marco fu più grande, Ada, che era rimasta nella casa come donna di servizio, lo divertì leggendogli libri d'avventure e raccontandogli fatti meravigliosi. Fu lei a narrargli la storia di suo fratello Ardito, l'altro pazzo.
Ardito era fuggito di casa quando il padre era ancora in vita, e aveva girato il mondo. Perfino in Africa e a Pechino, era stato. Portava sul corpo le testimonianze del suo eterno vagabondare : tatuaggi raffiguranti draghi, case, palazzi, negri e cinesi. In verità Ardito era uno di quegli avventurieri creati, come spesso accade, dalla immaginazione dei concittadini e le sue avventure si riducevano a parecchie truffe, le sue peregrinazioni alle conseguenti permanenze in carcere. Marco però se lo era raffigurato quale glielo aveva descritto Ada : bizzarro viaggiatore col corpo dipinto come un pappagallo.
Quando Marco andò ad abitare in città dai nonni, nella casa dei pazzi viveva soltanto la vecchia madre. Cercò di sapere dove fossero Ada, che si era licenziata da due anni e che non aveva più veduta, e Ardito, ma nessuno, neppure la loro madre, lo sapeva. Fantasticò a lungo su questa misteriosa, lontananza. Parlava spesso di Ada e di Ardito anche con la mamma ed essa gli raccontava di loro cose a lui sconosciute.
Un giorno mentre si divertiva in giardino vide nel profondo e piccolo cortile dei pazzi un uomo ancor giovane, vestito dei soli pantaloni di tela e sdraiato in terra a prendere il fresco ; aveva la pelle del torace bruna con le più strane figure. Non c'era alcun dubbio : quel giovane era Ardito. Marco cominciò ad osservarlo attentamente, incuriosito : poteva infine conoscere la persona che, più di ogni altra, aveva occupato e occupava i suoi pensieri. A un tratto Ardito balzò in piedi e, rapidamente, arrampicandosi su per il muro, arrivò all'altezza del giardino, a pochi metri da Marco. Il ragazzo scoprì sul suo dorso il disegno di un lungo pugnale. Ardito ripiombò nel cortile e si sdraiò di nuovo in terra. Egli era stato veramente il protagonista delle innumerevoli avventure narrate da Ada ; la sua prodigiosa agilità e la figura del pugnale sembrarono a Marco le prove più certe. Però egli n'ebbe una pungente paura. La notte Ardito apparve costantemente in un sogno in cui si tentava di rapirgli la mamma. Da quella sera, prima di andare a letto, volle accertarsi che la porta del giardino fosse bene sprangata. “

Romano Bilenchi,Dino e altri racconti, Vallecchi editore, Firenze, giugno 1944²; pp. 58-61.

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