#grassa

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A volte penso veramente che nessuno mi amerà mai. Che la storia del “mi piaci così come sei” sia una stronzata inventata da film e libri romantici per casalinghe disperate. Vorrei essere bella. Vorrei esserlo veramente. E invece mi vergogno perfino di mettere una maglietta aderente, sono così brutta che mi guardo allo specchio e mi sembra di essere deforme. Forse il mio viso non è così male, ma il corpo… il corpo è un disastro. Sono un disastro. 

E i ragazzi - ma le persone in particolare - non sono attratte da te se non hai un bel fisico. Non gliene frega niente se sei intelligente, dolce, fragile, se anche tu incarnassi il prototipo di Ragazza Perfetta, caratterialmente, se anche tu fossi la perfetta Principessa, non gliene fregherebbe niente perché saresti brutta. E se non hai un bel guscio nessuno vorrà sbirciare all’interno.

Si può vivere così? Si può sopravvivere così?

Senza nessuno ad amarti, nessuno a starti vicino o a dirti che va tutto bene, che tutto si risolverà?

Si può vivere così? 

Mia madre a volte dice che ho l’anima tormentata di un poeta decadentista. Ma loro non erano come me, loro erano vivi, si godevano le loro vite con rischio e sregolatezza. Io invece sono indegna. E mi sento schiacciata da questo, perché io vogliocosì disperatamente essere come loro. Sono alla ricerca di quella Vita. E l’idea di dover aspettare, l’idea di essere ancora sola, di essere ancora informe, come una scultura appena sbozzata, mi fa male. Mi sento talmente… vuota, talvolta. Vuota e fragile, senza colore. 

Non sono una di loro. Non sono un ‘genio’. Non sono viva e non sono forte. Vorrei fare tante cose che al mio corpo attuale sembrano precluse. Vorrei fare del sesso occasionale. Vorrei che un ragazzo mi sollevasse per i fianchi e vorrei che mi prendesse in braccio e mi facesse girare. Vorrei andare al mare con lui e baciarlo sulla spiaggia, e non vergognarmi delle mie gambe e della mia pancia. Voglio sollevare i capelli sulla nuca e lasciare il collo libero senza preoccuparmi del rotolo di ciccia dietro al collo. Voglio essere magra. Voglio essere bella. Voglio essere quello che sento di essere. Voglio diventare la vera me, che sia degna di tutto questo. Che è qui dentro da qualche parte. Voglio sentirmi leggera. 

Basta complessi. Basta dolore. 

Basta. 

Ogni volta che mi verrà voglia di strafogarmi, di rinunciare alla mia ora di ginnastica, di arenarmi - ogni volta voglio ricordarmi di questo male. Questo desiderio. Voglio ricordarmi di me. Voglio essere quella che sono davvero e voglio che ogni volta che mi venga voglia di arrendermi - ogni volta voglio ricordarmi di questo, di quello che sto passando da quando avevo otto anni. Voglio essere forte. Non voglio che il cibo e la stanchezza mi controllino. Non voglio più soffrire, non per questo. Voglio cambiare, voglio tutto il mio potere per cambiare, per amarmi come meritodi amarmi. Perché è passato troppo tempo dall’ultima volta che mi sono voluta bene. Non riesco nemmeno a ricordare quand’è stato. Forse, a ben pensarci, non l’ho mai fatto. 

Ogni volta voglio ricordarmi di queste parole. Di quello che ho scritto qui, della mia anima sfracellata. Voglio avere la volontà di salvarmi. 

Voglio salvarmi

Forse averlo scritto lo renderà vero. Prego tutti gli dèi che conosco che sia così.

Inauguro questo diario con una bella macchia di caffè che, spero, lasci intendere a sufficienza quanto io sia caffeina-dipendente (credo che il termine giusto sia ‘caffeinomane’, ma ha un suono spaventoso).

Avevo deciso già da ieri di comprare una nuova Moleskine (anche se i miei progetti prevedevano che fosse nera) ma non prevedevo che sarebbe stato un diario. Probabilmente questo è quello che verrebbe definito uno «spreco di risorse utili», visto che effettivamente ho così tante agende che potrei adibire a diari. Ma un po’ per questo improbabile tono di rosa, un po’ perché i miei livelli di dissociazione mentale stanno andando particolarmente fuori fase, ho deciso per questa elezione definitiva.

Ho deciso di usare uno pseudonimo. Un nome finto, ma non ha importanza, anche se forse è una cosa ridicola: il nome non sarà vero, ma lo sarà quello che è scritto qui. Come diceva Shakespeare (sono banale, lo so; oramai questa è La Citazione per eccellenza): una rosa, se chiamata con altro nome, conserva comunque lo stesso profumo.

Vorrei che quello che scrivo qui fosse reale, anche se nascosto da un nome. La mia vita non è chissà quanto movimentata, ma farò un tentativo comunque: la costanza non è una delle mie doti (e  non è che io ne abbia molte), ma vedremo di farci bastare quel miliardesimo di regolarità che possiedo.

(oggi ho un linguaggio stranamente forbito, tbh di solito non parlo così).

Detto questo, partiamo dal principio.

Chi è Beatrice?

Beatrice Raeli ha 21 anni. Ne farà 22 il 28 novembre. Come deducibile, è nata nel 1994 ed è Sagittario ascendente Scorpione. Questa infelice mescolanza zodiacale la rende un incubo per chiunque conosca un minimo di zodiaco. Soffre di sindrome bipolare e – probabilmente – di sindrome della personalità borderline. Ha un disordine alimentare, così gentilmente (!) ribattezzato ‘disturbo psicofisico’ da suo padre J. Suo padre non è la sua persona preferita. Per quanto Beatrice si sforzi, non sarà mai abbastanza per lui o per sua madre C. D’altronde, C. e J. hanno I. di cui occuparsi. I. è il Figlio Perfetto, il Figlio Giusto. Lui è tutto quello che Beatrice non è. I genitori di Beatrice (suo padre J. in particolare) non esitano a farglielo notare.

Beatrice pesa 113 kg alle ultime stime. Essendo alta 178 cm, non si è trasformata in una palla di lardo rotolante. Vuole dimagrire a ogni costo, perché è da quando aveva 8 anni che è a dieta, e davvero non ne può più. Sente che i suoi ‘disturbi’ la porteranno al suicidio, se non diventa magra al più presto. Se non può accettare la propria mente, vuole almeno amare il proprio corpo.

Beatrice ha iniziato questo diario, sperando che la aiuti a chiarificarsi, mente e corpo. Beatrice ha paura di non farcela, ed è per questo che si affida a queste ridicole soluzioni funzionali da manuale di autoaiuto. Ma Beatrice ha 21 anni ed è a dieta da quando ne aveva otto. Questo non l’ha aiutata a rimanere sana di mente, e ormai deve salvare il salvabile.

Beatrice vuole solo stare meglio. Vuole non aver voglia di mangiare senza avere fame. Vuole smettere di sentirsi in colpa ogni volta che manda giù un boccone. Vuole poter indossare un top e dei calzoncini cortissimi senza che le sue cosce sfreghino l’una contro l’altra fino a sanguinare, e senza un rotolo di pancia che strabordi oltre l’orlo dei jeans.

Beatrice vuole avere la pancia piatta. Vuole avere la pelle liscia e vuole che i ragazzi la vedano. Vuole che i ragazzi la guardino.

Beatrice non vuole vergognarsi del proprio corpo. non vuole perdere le speranze, anche se è a dieta da quando aveva otto anni ed è stanca. È così stanca che a volte alzarsi dal letto e affrontare quel mondo che le urla che finché non sarà magra non andrà bene le sembra impossibile.

Beatrice vuole – disperatamente – amarsi.

Ha iniziato questo diario perché vuole documentare il suo percorso. Benché si prospetti – ancora– lungo e faticoso, Beatrice non vuole averne paura. anzi, vuole amare anche il percorso stesso. Non vuole averne paura. vuole essere soddisfatta di sé stessa. raggiungere quell’obiettivo che inizia a sembrarle impossibile.

Beatrice vuole essere sincera con sé stessa.

Beatrice deve essere la sé stessa che vincerà.

Questo diario non conterrà tanto gli avvenimenti quanto le sensazioni, le emozioni. Forse sarà confuso, pieno di voli pindarici e discorsi senza capo né coda.

Ma magari anche questo aiuta, no?

Ora mi aspetta un dolce senza lattosio per I. da preparare. Visto che sono i primi giorni di scrittura, probabilmente mi ritroverò a scrivere più volte al giorno, ma… non so.

See you soon.

B.R.

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