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Le interviste dei Serpenti: Vanni Santoni A partire da maggio 2014, Tunué, casa editrice specializzaLe interviste dei Serpenti: Vanni Santoni A partire da maggio 2014, Tunué, casa editrice specializza

Le interviste dei Serpenti: Vanni Santoni

A partire da maggio 2014, Tunué, casa editrice specializzata in graphic novel e saggistica pop, lancia una nuova collana dedicata alla narrativa e diretta da Vanni Santoni e che verrà presentata al Salone del Libro di Torino il 10 maggio (alle ore 14 nello Spazio Autori).
Scrittore e giornalista, autore pubblicato da Feltrinelli, Mondadori e Voland tra gli altri, e creatore – insieme a Gregorio Magini – del metodo Scrittura Industriale Colletiva (qui trovate l’intervista a Santoni e Magini in occasione dell’uscita di In territorio nemico, primo romanzo scritto con il metodo SIC e pubblicato da minimum fax nel 2013), Vanni Santoni ha risposto ad alcune  domande sulla sua nuova avventura editoriale.

Raccontaci in poche parole che cosa è (per te) Tunué.

Lo faccio raccontandoti il momento in cui per la prima volta entrai in contatto con essa: era un Lucca Comics di qualche anno fa, e quando mi trovai a passare accanto al loro stand uno di loro, poteva essere Emanuele di Giorgi, mi fermò e con baldo piglio da mercante mi disse se mai avrei voluto, se mai avrei potuto potuto, privarmi di due capolavori, e mi mostrò due volumi a fumetti che non avevo mai sentito dire. Mi lasciai persuadere e li acquistai. Non mentiva, dato che si trattava di Perché ho ucciso Pierre di Ka & Alfred e Rughedi Paco Roca, picchi altissimi del fumetto europeo contemporaneo. Da lì mi rimase la certezza del fatto che si trattasse di un editore di grande qualità, e fui dunque molto felice quando, anni dopo, mi vennero a cercare per dirigere la  futura collana di narrativa.

Come nasce l’idea di una collana di narrativa in una casa editrice specializzata in graphic novel e fumetto?

Dopo essersi affermata nel campo del graphic novel, credo che aprire anche alla narrativa fosse un passo naturale per una casa editrice che tra l’altro coltivava già un rapporto privilegiato con la narrativa italiana contemporanea – basti pensare agli adattamenti a fumetti di romanzi usciti in questi anni come Il tempo materiale di Giorgio Vasta, Uno indiviso di Alcide Pierantozzi o Canale Mussolini di Antonio Pennacchi. Inoltre Tunué si è sempre distinta, anche nel fumetto, per la capacità di trovare e lanciare nuovi talenti, ed è quello che stiamo facendo con le prime uscite, Stalin+Biancadi Iacopo Barison e Dettatodi Sergio Peter.

Qual è il progetto editoriale della collana? Esordienti, classici, recuperi? Solo italiani o anche stranieri? Quanti titoli sono previsti in un anno?

Fin dall’inizio abbiamo deciso di non darci limiti, se non quello di fare romanzi italiani. In generale la linea è quella che un tempo si sarebbe detto “di ricerca”, come prova del resto il fatto che Peter è un esordiente assoluto e Barison quasi (prima di Stalin+Biancaaveva soltanto pubblicato con un piccolo editore un testo tratto dal suo blog), ed esordienti o quasi saranno anche vari dei prossimi autori che pubblicheremo. È chiaro che l’identità della collana non prevede di pubblicare classici o testi più o meno antichi; non escludo invece, se ve ne sarà la possibilità, l’idea di fare qualche “recupero” mirato di testi recenti e validi ingiustamente finiti fuori catalogo, come già meritoriamente hanno fatto il Saggiatore con Ultimo parallelo di Tuena e Last love parade di Mancassola, o minimum fax con Lo spazio sfinito di Pincio o Assalto a un tempo devastato e vile di Genna. Per ora, comunque, cerco soprattutto nuovi autori: l’attività mi esalta, anche perché per ora ha dato frutti molto buoni. Faremo quattro titoli l’anno…

Continua a leggere l’intervista a Vanni Santoni (qui)

Via dei Serpenti


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(Beatrice) Per un poco pazientò, poi disse:

«A cosa pensi? Rispondimi, poiché in te i tristi ricordi del peccato non sono ancora stati cancellati dall’acqua del Letè».

Dante Alighieri, La Divina Commedia, Purgatorio, canto XXXI

O forse sì, ce la poteva fare.

A non tornare più nei luoghi dove sapeva che non c'era niente.

Si lasciò cadere sulla panchina alla fermata dell'autobus.

Silvia Avallone, Da dove la vita è perfetta

Continuò a fissare il liceo vuoto oltre il parabrezza. Il tempo che aveva perso.

Poi Emma tornò in macchina, nell'aria densa di umidità e moscerini che filtrava dalla portiera socchiusa, e lui la trascinò dietro. Le spinse la faccia contro i sedili posteriori. Le montò sopra e le strappò la camicetta. Non lo sapeva, se voleva ucciderla oppure scoparla.

Le sganciò il reggiseno, le abbassò i jeans. Emma, di profilo, soffocata contro lo schienale, non protestava affatto. Lo sfidava. Il suo occhio lucente nella notte nera diceva: Avanti, fammi vedere di cosa sei capace. Allora Fabio si slacciò la cintura con una mano. Con l'altra continuava a tenerle la testa. Ma c'era troppa perfezione, troppa sicurezza in lei. E la furia che provava era solo disperazione.

L'aveva portata laggiù perché avrebbe dovuto essere tutto come a diciott'anni. Invece non lo era, non avrebbe più potuto esserlo.


Silvia Avallone, Da dove la vita è perfetta

Cos'è la vita: una trama di rapporti cerimoniali per tenere insieme qualcosa d'inconsistente


Gianni Celati, Narratori delle pianure

segretecose:

they seem to be very good friends.jpg

(Il giovane favoloso,dir. Mario Martone, 2014 // Silvia è un anagramma, F. Buffoni, 2020)

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