#inutile

LIVE

todas as chances que eu perdi de ter ido embora


todas as malditas vezes que eu ignorei a realidade pífia e ridícula que é a minha existência


toda a segurança que eu tinha em ter a certeza de que um dia eu iria me matar


já nem tenho mais


a sensação de inutilidade é tão grande


não dá para fazer um balanço do ano e nem do dia. parece que nada mais importa, a não ser o agora, o instante exato do momento dito.

I primi mesi sono i più difficili, ma dopo un po’ il dolore si allevia.

Ci si abitua all'assenza di certe persone.

Altro-ego

“Sù, verso certe nuvole

Più sù, voli tra le cupole

Giù di quando so che vuol dire sentirsi inutile

chia.vit

Avrai sempre me
quando questo mondo sarà una schifezza
e vorrai soltanto lasciare la festa,
quando i tuoi occhi non sapranno trovare
il lato positivo in mezzo a tutto quel male,
quando sarà complicato e farà male
persino respirare,
quando non avrai niente
insomma
assolutamente niente
avrai sempre me
e ce lo faremo bastare.
Quando ogni parola sarà inutile
quando niente sarà capace di colmare
la tua solitudine
quando non saprai che strada prendere
e sorridere vorrà dire sforzarsi terribilmente,
quando non saprai che cosa scegliere,
quando il dolore prenderà il sopravvento
quando tutto sarà il contrario di come dovrebbe
quando non avrai niente
più niente,
assolutamente niente
devi sapere che avrai sempre me
e ce lo faremo bastare.

serenity-failure:

“Ti rendi conto di non essere abbastanza, quando in pochi giorni vieni dimenticata e sostituita come se non fossi mai stata nessuno.”

— - Serenity-Failure

Stotituita da persone che tu non dimenticherai mai… 20/03/20

O forse sì, ce la poteva fare.

A non tornare più nei luoghi dove sapeva che non c'era niente.

Si lasciò cadere sulla panchina alla fermata dell'autobus.

Silvia Avallone, Da dove la vita è perfetta

Continuò a fissare il liceo vuoto oltre il parabrezza. Il tempo che aveva perso.

Poi Emma tornò in macchina, nell'aria densa di umidità e moscerini che filtrava dalla portiera socchiusa, e lui la trascinò dietro. Le spinse la faccia contro i sedili posteriori. Le montò sopra e le strappò la camicetta. Non lo sapeva, se voleva ucciderla oppure scoparla.

Le sganciò il reggiseno, le abbassò i jeans. Emma, di profilo, soffocata contro lo schienale, non protestava affatto. Lo sfidava. Il suo occhio lucente nella notte nera diceva: Avanti, fammi vedere di cosa sei capace. Allora Fabio si slacciò la cintura con una mano. Con l'altra continuava a tenerle la testa. Ma c'era troppa perfezione, troppa sicurezza in lei. E la furia che provava era solo disperazione.

L'aveva portata laggiù perché avrebbe dovuto essere tutto come a diciott'anni. Invece non lo era, non avrebbe più potuto esserlo.


Silvia Avallone, Da dove la vita è perfetta

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