#silenzio

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“ Io ti dedico il silenzio tanto non comprendi le parole. “

— Ultimo, Ti Dedico Il Silenzio

Non ho più paura del silenzio

ora che legge

i miei pensieri

[nudi]


Posso stare sola

[con me]

senza avere paura

del buio nelle ossa.


©bruna.b.s

È come se mi avessi completamente svuotata ed io non possa percepire più alcuna emozione, se non una tremenda ansia che mi logora giornalmente.

Non ho motivi per alzarmi dal letto la mattina

Penso alle mille cose che dovrei fare

Poi mi chiedo per chi dovrei farle

Da quando non ci sei

Anche io ho smesso di esistere

Tieniti stretto chi nota i tuoi silenzi e,
anche se non li comprende,
li rispetta.

- thegirlofmilkshake

Comunque non fa niente.
Sto bene davvero.
Magari stasera crollerò.
Ma fa niente

Alla fine rimane solo il silenzio per quello che poteva essere e non è stato, per i sogni accennati, cullati, sperati e, poi, infranti lungo i freddi muri costruiti dalle distanze e dalla incomprensioni.

Alla fine rimane silenzio e la consapevolezza sulla inutilità delle parole… e ciò che resta è la fragilità di un sentimento.

(Marina Soluri)

È un banchetto il silenzio È un banchetto il silenzio un’ebrezza privata fragile sottile; è luminoso

È un banchetto il silenzio

È un banchetto il silenzio un’ebrezza privata fragile sottile; è luminoso, appicca fuochi alti e il suo calore arriva fino alla barba di Dio.


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Mentre passeggiavamo e ti legavi il pullover alla vita mi parve che il quartiere fosse una scenografia perfetta m’importava solo che quel pomeriggio ti avessi preparato un buon caffè; la casa del vigile, alla girata aveva la veranda con le luci accese una piccola festa forse o semplicemente sua moglie che leggeva al fresco; raggiungemmo il mare mentre quello muggiva per scacciare i turisti…

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Per quanto io fugga

Torno sempre da te

Che fai rumore qui,

E non lo so se mi fa bene,

Se il tuo rumore mi conviene,

Ma fai rumore sì,

Che non lo posso sopportare

Questo silenzio innaturale

Tra me e te.

mi piace stare da sola ma voglio qualcuno con cui stare da sola

che brutto essere sempre quella che nelle conversazioni non ha mai niente da dire se non i soliti argomenti noiosi; sentire gli altri parlare di progetti, amici, esperienze, mentre io non posso far altro che ascoltare e stare in silenzio perché la mia vita è soltanto patetica.

volevoimparareavolare:

“Torniamo a quando avevamo solo il telefono fisso e rispondevamo a tutti perché non sapevamo chi ci stava chiamando. Torniamo a quando le domande importanti le si chiedevano di persona, non tramite lo schermo di un cellulare. Torniamo a quando il regalo più belle era il picnic vicino al fiume con tutta la famiglia, e non l'iPhone. Torniamo a quando se ci mancava un amico, andavamo a casa sua in bici e gli citofonavamo, invece di postare frasi su Facebook taggandolo. Torniamo a quando avevamo le ginocchia sbucciate, le scarpe bucate e le mani piene di graffi, non perché eravamo autolesionisti, ma perché giocavano all'aperto con chi amavamo. Torniamo a quando la domenica mattina era un giorno speciale dagli altri perché andavi dai tuoi parenti che non vedevi fa tanto e sentivi la loro mancanza. A quando aspettavi il fine settimana per andare al cinema con le tue amiche. A quando ti svegliavi e la prima cosa che facevi era aprire le finestre e guardare di che colore era il cielo, sperando in un giorno di sole, invece di aprire whatsapp. A quando non occorreva ricoprirsi il volto di trucco per essere considerata “bella”. A quando la gente ti giudicava in base al tuo carattere e ai fatti, e non dai tuoi soldi, dai tuoi vestiti, dal tuo modello di cellulare. Torniamo quando donavamo il nostro tempo alle persone, non i nostri like su Instagram. A quando passavamo il pomeriggio a creare qualcosa con le nostre mani da regalare alla nostra amica del cuore perché compieva gli anni il giorno dopo. A quando il tram era pieno di chiacchiere, quando le persone si conoscevano sul momento ed erano certi fosse stato il destino e non un caso. Ora è tutto silenzioso, tutti con le cuffie. E se qualcuno parla sembra pazzo. Ora tutti hanno le stesse scarpe, usano le stesse frasi fatte, vestono allo stesso modo, hanno gli stessi interessi. Stiamo sbiadendo la nostra personalità, il nostro modo di essere, i nostri gusti ed il nostro carattere, che vengono ogni giorno cancellati dalla paura di essere diversi, e perciò, per noi è sinonimo di rimanere soli e non essere amati. Temiamo di mostrare chi siamo, e spesso ci convinciamo che abbiamo perso noi stessi. E forse è vero, è così. Non sappiamo più chi siamo, perché stiamo diventando fotocopie tutte uguali, abituati a non seguire la nostra mente ma la massa. Forse è vero, non sappiamo chi siamo, ma nel nostro cuore sappiamo chi vogliamo essere. Ed è questo ciò che conta; non temere di diventarlo, anche se diverso. Anche se preferisce i dischi in vinile al posto del mp3. Anche se non gli piacciono le vans e preferisce le scarpe da ginnastica. Anche se preferisce il Nintendo alla play. Non temiamo il diverso, amiamolo. Perché è colui che sta seguendo il suo cuore, e non le mode. -Alessia Alpi”

— Volevoimparareavolare (scritta da me)

@ituoigraffisullamiapelle

È bello così con te….. perché riesco a sentirti ovunque ❤️❤️❤️

 Era brusco, Calvino, di poche parole. Per timidezza, per l'abitudine al silenzio che gli veniva dag

Era brusco, Calvino, di poche parole. Per timidezza, per l'abitudine al silenzio che gli veniva dagli avi, forse un riflesso  difensivo nei confronti di un padre e di una madre autoritari, che sarebbe stato vano contrastare. L'aveva scritto lui stesso: la parola è una cosa gonfia, molle, un po’ schifosa, mentre ogni tipo di comunicazione dovrebbe essere improntata a un criterio di precisione, d’economicità.” Nella primavera del 1984 Calvino è a Siviglia con la moglie Chichita, argentina di nascita. In un albergo della città Jorge Luis Borges, cieco da tempo, incontra alcuni amici. Arrivano anche i Calvino. Mentre Chichita conversa amabilmente con il connazionale, Italo si tiene come al solito in disparte, tanto che lei ritiene opportuno avvertire: 

“Borges, c’è anche Italo…”

Appoggiato al bastone, Borges solleva in alto il mento, dice quietamente: 

L’ho riconosciuto dal silenzio”.

da I migliori anni della nostra vita, diErnesto Ferrero (Feltrinelli, 2005)


Nell’immagine Italo Calvino disegnato da Tullio Pericoli


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Penso che qualcuno dovrebbe concedermi un premio Nobel per il tempismo; per essere sempre fuori posto, dovunque, in qualsisi momento, per non superare le aspettative, per non fare colpo su nessuno…esiste un premio per tutto ciò? Vi giuro che è una dote naturale, nessuno me l'ha insegnata, penso di potermi definire l'Einstein del campo. A parte gli scherzi, a volte vorrei solo che la stanza in cui sono diventasse invisibile per un po’, stare sola con me, nella mia bolla bianca senza che nessuno se ne preoccupi… ( scrivoperanestetizzaretutto)

vogliosolopotervolare:

“Tutti che ti dicono che l'importante è rialzarsi. Ma loro non lo sanno, che ogni volta ti rialzi con un pezzo in meno. Non lo sanno, che anche se appari più forte, un pezzo di te se n'è andato.”

— vogliosolopotervolare

16/03/20

Sono rimasta in silenzio. Succede questo quando si hanno troppe cose da dire.

-Stillhere24

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